Eliminare le troppe dispersioni di competenze, creando un soggetto unico di riferimento, il Centro nazionale del cinema e delle espressioni audiovisive, e finanziare il settore anche attraverso un prelievo di scopo, cioè una piccola quota degli utili realizzati dai soggetti della filiera, attraverso la diffusione delle opere. Sono due dei punti fondamentali del disegno di legge a firma della senatrice Rosa Maria Di Giorgi (Pd) e sottoscritto da 46 senatori di vari gruppi parlamentari, in materia di ‘Riassetto e valorizzazione dell’attività cinematografiche e audiovisive, finanziamento e regime fiscale. Istituzione del Centro nazionale del cinema e delle espressioni audiovisive”. La prossima settimana, il 14 luglio, in mattinata ”ospiteremo nella sede del Partito democratico gli operatori del settore, per confrontarci su questo testo, e vedere dove intervenire” ha spiegato Lorenza Bonaccorsi, responsabile Cultura nella segreteria nazionale del Pd, che sottolinea ”come il settore necessiti di una legge da qualche anno”. Nel riprendere ‘cavalli di battaglia’ di precedenti disegni di legge sul cinema, che si sono arenati negli anni, come Il Centro nazionale del cinema (sul modello francese) e il prelievo di scopo, Rosa Maria Di Giorgi è conscia delle difficoltà per mettere d’accordo tutte le parti: ”E’ una battaglia da fare. Molti si immaginano che la cosa si fermerà come è accaduto altre volte, ma non sarà così. Il ministro dei Beni culturali ne ha già parlato, il testo entrerà a far parte delle proposte fatte direttamente dal governo. E’ il momento di essere coraggiosi. questo è uno dei settori che possono aiutare a rilanciare l’Italia – sottolinea la senatrice, componente della commissione Istruzione a Palazzo Madama -. Nessuno paga volentieri. Ma se prevale la logica che da un piccolo sacrificio iniziale tutti possono crescere, il circolo può diventare virtuoso”. A settembre – ottobre ”faremo con gli operatori del settore brevi audizioni, dopo si chiude. Noi vogliamo il percorso legislativo”. Il ddl punta, fra i vari punti, anche sulla trasparenza nell’utilizzo dei fondi pubblici, con l’istituzione di un registro cinematografico sulla vita di ogni opera cinematografica che abbia usufruito di benefici dallo Stato; un ufficio di conciliazione che vigili sulla libera circolazione delle opere; il sostegno all’educazione all’immagine, al cinema d’essai e alle sale, soprattutto quelle più a rischio, in città e nei piccoli centri; la creazione di sanzioni con progressivi livelli di severità, dal richiamo alla sospensione dell’attività per chi trasgredisce le disposizioni.