Finito il primo anno di governo, non è tempo di bilanci. Un anno su quattro, infatti, significa che siamo ancora a metà del primo tempo. Ma una prima verifica può essere utile tra di noi, che da anni ci diciamo le cose in modo schietto.
La sintesi: il Paese si sta rimettendo in moto. L’Italia sta davvero cambiando verso, passando dal meno degli ultimi anni al più, ma proprio per questo adesso dobbiamo intensificare gli sforzi. Tutta la fatica di quest’anno rischia di essere vana se adesso non acceleriamo. Guai dunque a sedersi.
L’Italia sta ripartendo. Lo vediamo da alcuni dati.
- In un anno sono aumentati i posti di lavoro, più 134mila. Con le misure della legge di stabilità, zero tasse per chi assume a tempo indeterminato e con la riforma del lavoro (Jobs Act) sarà ancora più facile assumere. Il JobsAct aumenta le tutele per chi perde l’occupazione, ma soprattutto facilita le assunzioni, con buona pace di chi ha trascinato per mesi una polemica ideologica;
- Lo spread non fa più paura: il decennale con i Bund era oltre 200 nel febbraio 2014, adesso sta sotto i 90 e ancora non è partito il Quantitive Easing. Quando partirà lo spread scenderà ancora;
- Il dollaro ha recuperato terreno sull’Euro e ci avviciniamo alla parità. L’Italia ha tutto da guadagnarne;
- L’Unione Europea sta attenta ai vincoli di bilancio ma finalmente si torna a parlare di crescita e investimenti (piano Juncker) e la nostra battaglia sulla flessibilità ha visto dei risultati concreti (la comunicazione sulla flessibilità della Commissione Europea);
- Mutui e compravendita di auto crescono a doppia cifra. Mercato immobiliare, consumi, indice di fiducia delle famiglie e delle imprese tornano al segno più dopo anni. Nel primo trimestre è probabile che il Pil torni positivo dopo decine di rilevazioni negative.
Tutto questo deriva dalla solidità delle nostre riforme (l’elenco non comprende solo il mercato del lavoro ma spazia dai tanto criticati 80 euro fino alle misure innovative sulla legge di stabilità che ha abbassato le tasse per chi crea posti di lavoro e ridotto l’Irap) e dalla recuperata credibilità internazionale del Paese, che è un fattore molto importante per la fiducia dei mercati e quindi per l’economia reale. Ma naturalmente non basta.
Il quadro economico non è mai stato così invitante: si aggiunga – e su questo noi non c’entriamo niente, ma siamo felici per gli effetti – che il costo del petrolio è molto basso e questo è un dato molto significativo specie per un paese con la nostra bolletta energetica.
Insomma fuori torna a splendere il sole. Ma uscire di casa e mettersi in cammino dipende solo da noi. Per questo noi continuiamo con decisione sulle principali sfide che abbiamo davanti.
I) Riforme costituzionali. Superare il bicameralismo paritario, ridurre i poteri delle regioni e semplificare il rapporto tra centro e autonomie, eliminare gli enti inutili. Ci siamo. Martedì andiamo alla camera con il voto finale della seconda lettura. Puntiamo al referendum finale (perché per noi decidono i cittadini, con buona pace di chi ci accusa di atteggiamento autoritario: la sovranità appartiene al popolo e sarà il popolo a decidere se la nostra riforma va bene o no. Il popolo, nessun altro, dirà se i parlamentari hanno fatto un buon lavoro o no);
II) Legge elettorale. Certezza del vincitore, ballottaggio, garanzia di governabilità, parità di genere, metà preferenze e metà collegi. Manca l’ultima lettura – quella finale – alla Camera;
III) Scuola. In settimana concludiamo l’esame in consiglio dei ministri e presentiamo il disegno di legge al Parlamento chiedendo di discuterlo velocemente. Se le opposizioni non fanno ostruzionismo, ma provano a dare una mano anche migliorando il testo, non ci sarà nessun provvedimento di urgenza da parte nostra. Attenzione!!! mai vista tanta disinformazione come sulla scuola. Qui ci sono i tre video, in ordine, che ho fatto a settembre, gennaio e marzo su come abbiamo gestito La Buona Scuola. Per chi non ha tempo da perdere suggerisco di guardare solo l’ultimo ed è gradito un commento a matteo@governo.it;
IV) Rai. In settimana iniziamo l’esame in consiglio dei ministri per chiuderlo velocemente. Poi la palla passa al Parlamento con lo stesso metodo della scuola;
V) Riforma PA. In settimana la Commissione al Senato dovrebbe dare il via libera al ddl Madia. Poi aula. È una legge delega che introduce molte novità e dovrebbe semplificare il quadro. Nelle prossime settimane date un occhio a ciò che accadrà sull’innovazione.
Vi risparmio l’elenco degli altri dossier, dal fisco alla giustizia, dal terzo settore alle infrastrutture, dall’ambiente alla cultura, dalle liberalizzazioni all’università, dal sociale al turismo. Mi basta dirvi – per il momento – che ci stiamo lavorando molto, anche e soprattutto nei settori di cui i media parlano meno. E ribadisco che sul piano dei diritti metteremo la stessa determinazione che abbiamo messo e stiamo mettendo nelle altre riforme.
Sappiamo di avere una questione Mezzogiorno ancora aperta. Al Sud la ripresa non è ancora arrivata e non sarà qualche decimale di punto a farci cambiare idea. Ho molta fiducia nella capacità di alcuni progetti simbolo di trainare la ripresa: in settimana i parlamentari – che stanno lavorando molto più che in passato e a loro va la mia gratitudine – hanno approvato il DL Taranto. Penso dunque alle sfide legate a Ilva, ma anche a Bagnoli, su cui stiamo per nominare il commissario proprio nelle ore in cui festeggiamo il buon lavoro che è stato fatto sulla Città della Scienza dopo il rogo di due anni fa, a Pompei, su cui vediamo finalmente i primi risultati, fino al porto di Gioia Tauro, ai progetti turistici e imprenditoriali siciliani. Anche se non saremo mai credibili in Sicilia se finalmente non sarà speso il miliardo già disponibile per le infrastrutture idriche e di depurazione che sono ferme da troppi anni.
Sappiamo, insomma, che la situazione non è semplice. Ma anche se queste sfide sono bloccate da anni andiamo avanti tosti e decisi. Del resto questa è la legislatura in cui abbiamo portato a compimento scelte attese da decenni: la legge sulla responsabilità civile dei magistrati che aspettavamo dai tempi del referendum e di Enzo Tortora; la legge sulla cooperazione internazionale. Negli ultimi giorni poi abbiamo chiuso lâaccordo per la fine del segreto bancario con la Svizzera, Monaco e Monaco e Liechtenstein e spero presto anche con il Vaticano. È stato un lavoro lungo, ma ne è valsa la pena: per decenni la frase “portare i soldi in Svizzera” è stato sinonimo di evasione. La Svizzera era la via dâuscita per chi voleva far sparire i soldi. Ora i soldi torneranno. Finalmente. La declassificazione dei documenti sul segreto di stato in una logica di trasparenza.
Mai come nel momento dell’elezione di Sergio Mattarella è stato chiaro a tutti che questo Parlamento ha la forza non solo di arrivare al 2018 ma anche e soprattutto di cambiare in profondità il sistema italiano. E se questo comporterà un attacco al potere di rendita di chi difende in modo tenace e ostinato lo status quo, beh, noi non ci tireremo indietro.
Domanda che si fa sempre in questi casi.
Qual è stato il momento peggiore? Risposta. Tutte le volte in cui abbiamo dovuto affrontare una crisi aziendale. è vero che molte sono state risolte bene, a cominciare da Alitalia, e proseguendo per Electrolux, Ast di Terni, Lucchini a Piombino, Termini Imerese, la Ferriera a Trieste, solo per citare le più rilevanti. Ma il dolore di una donna o di un uomo che perde il posto di lavoro senza che nessuno lo aiuti è indescrivibile.
Il momento migliore? È quello che deve ancora arrivare. Perché se fai politica con il cuore sai che non ti potrai accontentare, mai.
Se possiamo portare questo primo carnet di risultati, ancora per me non sufficiente ma certo superiore rispetto anche alle mie aspettative, il merito non è mio. E non è nemmeno della squadra che mi aiuta. Lasciate che lo dica chiaro, per la prima volta: tutto il merito di questo lavoro è del 41% delle elezioni europee. Ci ha dato una forza straordinaria ovunque. Ce la dà in Europa dove siamo il partito più votato. Ce la dà in Italia in Parlamento. Ce la dà dentro il nostro partito, non come forma di ricatto ma come richiamo alla responsabilità (dobbiamo discutere e farci carico delle ragioni di tutti, anche di chi non ha la maggioranza, ma nessuno può permettersi di fermare il cambiamento che gli italiani ci hanno chiesto). Il 41% inchioda il PD a una grandissima responsabilità: rispondere agli italiani che vogliono tornare a sperare. E se è vero che molto è stato fatto, diciamo la verità: il meglio deve ancora venire. E arriverà.
Pensierino della Sera. Buon otto marzo a tutte le donne, nessuna esclusa. Da chi fa lavori umili tutti i giorni, magari prendendo meno del parigrado uomo, a chi in questi mesi fa ricerca nello spazio come il capitano Samantha Cristoforetti. L’Italia è migliore grazie al vostro impegno. Proviamo a renderla ancora più bella, insieme, per essere un Paese di opportunità davvero pari, di opportunità per tutte e per tutti.
Un sorriso,
Matteo
PS. Nei giorni scorsi ho visto il bel film di Ava duVernay “Selma – La strada per la libertà” che racconta una delle più drammatiche e vincenti sfide di Martin Luther King, in Alabama. Un bel film, ma un film. Vedere invece ieri il Presidente Obama su quel ponte, cinquant’anni dopo, circondato da alcuni reduci partecipanti a quella marcia, e pensare che dopo mezzo secolo non soltanto un uomo di colore può votare senza restrizioni, ma addirittura divenire Presidente mi ha emozionato e commosso. Leggete le parole di Obama. E anche quelle di chi lo ha introdotto, John Lewis, che allora era tra gli organizzatori della marcia e oggi siede al Congresso. Se vogliamo, la storia può fare gli straordinari. E il cambiamento che aspettiamo dipende innanzitutto dal nostro impegno. Questa, banalmente questa, è la politica.
Buona domenica a tutti.