Nel 1987, Alba Sabatini nel volume “Il sessismo nella lingua italiana”, osservava, nel capitolo dedicato ad un uso non sessista della lingua italiana che “l’uso di un termine, anzichè di un altro, comporta una modificazione nel pensiero e nell’atteggiamento di chi lo pronuncia e quindi di chi lo ascolta. La parola è una materializzazione, un’azione vera e propria”.
Da allora, numerosi studi e convegni hanno dedicato attenzione al linguaggio di genere che lentamente comincia ad essere diffuso anche nei media. Fervono ancora discussioni se sia opportuno o meno adottare una neutralità di genere, come suggerisce il Parlamento europeo nelle sue Linee guida pubblicate nel 2008.
Dobbiamo comunque riconoscere che ciò che non si nomina non esiste e che il pregiudizio si nasconde spesso nel linguaggio. Consiglio la lettura delle raccomandazioni della Prof.ssa Robustelli contenute nelle Linee guida per un l’uso del genere nel linguaggio amministrativo che rappresentano un utile strumento per comunicare correttamente anche con il linguaggio istituzionale.