In questi giorni, a Venezia, sembra confermato l’interesse per la vita reale, con la presentazione di documentari che sono stati molto apprezzati. Basti pensare al Leone alla carriera attribuito a Frederick Wiseman. Nel passato, attraverso il cinema, l’Italia ha fatto conoscere i suoi tesori artistici, ha promosso la moda, le automobili, in una parola, il genio italiano. Oggi non è più così, se non occasionalmente; invece, la Francia dimostra di aver saputo capire come il cinema possa essere un marchio che identifica un Paese e, dunque, un elemento costitutivo dell’identità di un popolo. Al contrario, in Italia, è assente una politica per il cinema. Il settore “cinema” è regolato da un complesso di leggi, alcune delle quali risalgono al 1965; l’impianto legislativo attuale è confuso, frammentato e privo di una visione generale che indichi il ruolo del cinema per rappresentare l’identità italiana. E’ pur vero che, con l’ArtBonus, sono state introdotte misure a favore del cinema: è stato infatti previsto un aumento del livello del tax credit, finalizzato alla crescita del settore e anche legato al restauro e all’adeguamento strutturale e tecnologico delle sale cinematografiche. Tutto questo non basta; interventi sporadici non sono più sufficienti, dobbiamo lavorare per una legge sul cinema che rappresenti una svolta per il settore e che produca occupazione e crescita culturale.