La Festa della Musica, nata a Parigi nel 1982, si celebra ormai da venti anni anche in Italia, dove coinvolge oltre 100 città che tutte insieme festeggiano il solstizio d’estate.
E’ una grande manifestazione popolare, gratuita, dove musicisti professionisti e appassionati offrono al pubblico ogni genere di musica con l’obiettivo di avvicinare più persone possibile alla pratica musicale e di rendere familiare l’espressione musicale ai giovani e meno giovani, di ogni condizione sociale.
In questo giorno, la musica si intreccia con la vita delle città; all’aria aperta, nei giardini o nei cortili o al chiuso nei palazzi e nei musei, le note risuonano, mescolano le culture, ci avvicinano agli altri.
Il linguaggio musicale meglio di molti altri non esaspera le differenze tra i popoli ma può aiutare a superare i contrasti grazie alle emozioni e sensazioni che suscita nell’animo delle persone. Il “suono dell’anima” è quello che tutte le persone dovrebbero ascoltare per riconoscersi come tali e comprendersi per coesistere pacificamente.
Nei giorni scorsi ho partecipato a Roma al Convegno “La musica in mezzo al guado”, organizzato per promuovere iniziative legislative e maggiore attenzione dei parlamentari per il sostegno della produzione, della fruizione e formazione musicale sin dalle scuole per l’infanzia; in quell’occasione è emersa l’opportunità di creare un coordinamento fra senatori e deputati, costituendo un Intergruppo parlamentare “Per la Musica”, al quale ho aderito convintamene.
Guardiamo con ammirazione al lavoro svolto dal Maestro Claudio Abbado con i giovani sudamericani delle favelas o all’orchestra di giovani palestinesi e israeliani creata da Daniel Barenboim. Questi non sono che gli esempi più famosi, ma ciascun musicista potrebbe potenzialmente farsi promotore di iniziative analoghe anche a livello locale, specialmente nelle grandi città, dove gli episodi di discriminazione e razzismo sono sempre più frequenti e hanno per protagonisti giovani uomini e come vittime, spesso, giovani donne.
Sono sicura che se le nuove generazioni cresceranno nella conoscenza della musica potranno dare un contributo pacifico per la salvezza del nostro pianeta, nella prospettiva di un nuovo umanesimo.