Oggi in Senato ricordiamo la figura di Mario Luzi, uno dei più grandi poeti contemporanei. Una commemorazione che, nel suo intervento di apertura, è affidata alle solide parole di Sergio Zavoli, uomo di cultura, giornalista e politico, che di Luzi era stato amico. A lui il compito di tracciare la passione letteraria e il costante impegno civile che ha contraddistinto la vita di Luzi, ricordandone le opere e le parole. Un’immagine nitida del suo profilo internazionale, unanimemente riconosciuto e apprezzato. A queste parole voglio aggiungere un ricordo più sommesso, legato alla quotidianità e all’amore infinito per la sua città.
E’ il racconto di Mario Luzi e della sua Firenze, l’amore infinito per quella città che cento anni fa gli aveva dato i natali, nel piccolo borgo di Castello, in cui trascorse la propria infanzia. Cento anni da celebrare, il prossimo 20 ottobre, per rendere merito a un uomo che con le sue parole ha saputo tessere trame delicate e vitali, in una poetica senza tempo.
Trame in cui trovava spazio la sua città e la stessa Toscana, trattate con amore e passione, nell’impegno di raffigurarne l’anima.
Quando ero assessore all’educazione al Comune di Firenze, ho istituito un premio di poesia dedicato a lui. Un modo per ringraziarlo di quanto ha saputo donare a tutti noi e uno spunto per promuovere un concorso dedicato alla figura e alle poesie di Mario Luzi, coinvolgendo centinaia di ragazzi delle scuole fiorentine.
Ragazzi sensibili che provano a raccontare il mondo e la loro vita attraverso la poesia. L’arte e la bellezza del pensiero forse ci salveranno è questa la speranza che anima il nostro impegno quotidiano. Ci aiuteranno a guardare oltre, a uscire dalla cronaca per pensare in prospettiva e per convincerci che alla fine l’umanità può vincere le grandi sfide dei nostri tempi.
Sono trascorsi ormai nove anni dalla scomparsa di Mario Luzi e abbiamo il dovere, oggi più che mai, di ricordare la sua figura e la sua poesia, un dono all’umanità, per il suo alto valore etico e per il profondo messaggio di speranza che ci trasmette.
Il poeta fa parte della nostra memoria, del nostro patrimonio culturale ed è giusto che i giovani si avvicinino alla sua poetica e imparino a conoscere il messaggio che con questa ci ha trasmesso. A loro il compito di rinnovarlo quotidianamente attraverso le loro parole, per renderlo vivo come ricchezza condivisa.
Credere nella poesia, per Luzi, è stato come credere nella continuità della creazione, a un movimento naturale che non si arresta e a cui è impossibile sottrarsi. Un movimento in cui si iscrive il nostro destino nel mondo. A ripercorrere l’intera opera poetica di Mario Luzi questa complessa e inesauribile dialettica tra uomo e mondo si riscopre di continuo: naturalmente intrinseca, vitale. Parole in cui si ritrovano le profonde riflessioni e la sensibilità che animavano il poeta fiorentino. Questo il messaggio che voglio cogliere in Luzi. Ed è nostalgia di lui, del suo modo di fare, della sua profondità, delle nostre conversazioni fiorentine. L’ho conosciuto e frequentato. Sono stata fortunata.
Di lui un ultimo ricordo struggente e doloroso, una poesia dedicata alla sua Firenze, nella notte in cui fu ferita al cuore con l’attentato mafioso di via dei Georgofili.
Sia detto
Sia detta a te, Firenze,
questa amara devozione:
città colpita al cuore,
straziata, non uccisa;
unanime nell’ira,
siilo nella preghiera.
Vollero accecarti, essi,
della luce che promani,
illumina tu, allora,
col fulgore della collera
e col fuoco della pena
loro, i tuoi bui carnefici,
perforali nella tenebra
della loro intelligenza, scavali
nel macigno del loro nero cuore.
Sii, tra grazia e sofferenza,
grande ancora una volta,
sii splendida, dura
eppure sacrificale.
Ti soccorra la tua pietà antica,
ti sorregga una fierezza nuova.
Sii prudente, sii audace.
Pace, pace, pace.
Mario Luzi
(da Sia detto, in L’opera poetica; la poesia fu pubblicata per la prima volta in “La Nazione”, 8 giugno 1993)