Quirinale, elezioni a partire dal 18 aprile
Come anticipato da Repubblica, Napolitano ha sollecitato la presidente dellla Camera ad accorciare i tempi per l’elezione del suo successore. Dal sindaco di Firenze, davanti a una platea della Cgil, appello a fare presto: “Il mondo ci chiede di correre a velocità doppia”. E i “suoi” senatori presentano ddl per abrogare i rimborsi ai partiti
ROMA – Il presidente della Camera, Laura Boldrini, nella sua qualità di presidente del Parlamento in seduta comune, provvederà lunedì 15 aprile a diramare la convocazione prevista dal secondo comma dell’art. 85 della Costituzione per l’elezione del nuovo capo dello stato. “Su invito del presidente della Repubblica e sentito il presidente del Senato – informa una nota – la seduta del Parlamento, integrato dai delegati regionali, potrà avere luogo già a partire da giovedì 18 aprile, confidando che gli adempimenti relativi alla designazione da parte delle Regioni dei propri delegati si svolgano con la massima tempestività. Per quanto concerne il Friuli-Venezia Giulia, il cui Consiglio regionale è in corso di rinnovo, va ricordato che, come avvenuto in altre analoghe occasioni, il consiglio uscente ha già provveduto alle designazioni”. Un esito, l’accelerazione delle operazioni di voto per il Quirinale, anticipato oggi da Repubblica.
L’ennesimo invito fare presto per uscire dalla situazione di stallo apertasi dopo le elezioni del 24 e 25 febbraio era arrivato questa mattina dal sindaco di Firenze Matteo Renzi. “Stiamo vivendo una situazione politico-istituzionale in cui stiamo perdendo tempo, e questo mentre il mondo ci chiede di correre a velocità doppia”, ha detto il “rottamatore” nel suo intervento al convegno per i 120 anni della Camera del lavoro di Firenze al quale era presente anche il segretario Susanna Camusso.
“La politica continua a proporre soluzioni che poi non riesce a concretizzare”, ha aggiunto, sottolineando che “noi sindaci sappiamo bene quanto stiamo soffrendo sul patto di stabilità”. Per il primo cittadino di Firenze questo è un problema anche per le imprese perché “il tempo è scaduto, tante imprese sono sull’orlo della fine”. Secondo Renzi serve “credibilità politica e risposte sui temi del lavoro o rischiamo di perdere la strada per tornare a casa: ormai bisogna prendere atto che la clessidra e agli sgoccioli”.
Il “rottamatore” ha insistito quindi sulla necessità di mettere il lavoro al centro dell’agenda politica. “L’articolo 1 della costituzione dice che la Repubblica democratica è fondata sul lavoro – ha spiegato – Oggi la Repubblica rischia di essere affondata dalla rendita o bloccata dal lavorio di chi crede di potersi permettere altri ritardi”. Per Renzi bisogna “tenere al centro l’articolo 1 della costituzione, anche in forme più dinamiche”. In questo senso, ha sottolineato, “anche il tanto odiatoNew Labour aveva quella parola, lavoro, al centro del suo programma”.
Occorre guardare “al futuro non solo con gli occhi dei reduci e della nostalgia ma anche con l’occhio dei pionieri”, ha aggiunto. Renzi ha poi ironizzato sul suo abbigliamento per essersi messo “il maglione blu come Marchionne”. “Sembro Mike Bongiorno, così passo da Mike a Maria De Filippi, i miei riferimenti culturali”, ha scherzato.
I senatori del Pd di area “renziana” hanno presentato oggi un disegno di legge per l’abrogazione dei rimborsi elettorali ai partiti. “Va interamente abrogato perché rappresenta una forma impropria di finanziamento pubblico alla politica. Il meccanismo disciplinato dalla legge attualmente in vigore, non fa infatti alcun riferimento alle spese sostenute dai partiti nelle competizioni elettorali ma eroga un finanziamento sulla base dei voti ricevuti”, sostengono Andrea Marcucci, Rosa Maria Di Giorgi, Stefano Collina, Nadia Ginetti, Roberto Cociancich, Laura Cantini, Mauro Del Barba, Isabella De Monte, Stefano Lepri e Mario Morgoni.
Intanto dalla Lega arriva l’ennesimo attestato di scetticismo per l’operato dei saggi nominati da Napolitano. “Non so se riusciranno a svolgere il compito assegnato, vedo tanti distinguo e tante incertezze nei partiti. È Il momento in cui la politica deve riprendere la ‘p’ maiuscola”, ha detto il segretario Roberto Maroni.
(03 aprile 2013)