Asili nido e scuole per l’infanzia, Di Giorgi: «Una nuova politica per l’istruzione chiave di volta per garantire le pari opportunità».

L’assessore all’educazione scrive al Ministro del Welfare Elsa Fornero: «Fondamentale la collaborazione tra dicasteri per raggiungere obiettivi di equità sociale»
«Interventi concreti a sostegno delle pari opportunità devono andare di pari passo con le politiche per l’istruzione e per la scuola». Lo scrive Rosa Maria Di Giorgi, assessore all’educazione e responsabile Anci Toscana per l’istruzione, in una lettera al Ministro del Welfare, Elsa Fornero.
«Il punto di partenza – sottolinea l’assessore – è quello di valorizzare e rendere disponibile per tutte le famiglie il servizio asili nido, anche favorendo la creazione di strutture aziendali o interaziendali, capaci di coniugare al meglio i tempi di vita e lavoro».
«Si tratta, naturalmente, di azioni complesse – ha aggiunto Rosa Maria Di Giorgi – da concordare fra più Ministeri: è chiara la trasversalità che rivestono le politiche per le famiglie per il recupero della qualità dell’educazione e dell’aiuto alle donne, che hanno il diritto e il dovere di dare il loro contributo al benessere della nazione. Solo se avranno servizi adeguati per i bambini potranno continuare a lavorare e a sviluppare le proprie capacità e competenze».
«Con piacere – sottolinea l’assessore all’educazione – ho notato l’attenzione riservata dal Presidente del Consiglio, nel suo discorso di insediamento, ai temi dell’occupazione femminile e della conciliazione della vita familiare con il lavoro. Quelle affrontate dal Presidente sono le questioni che si trova sul tavolo quotidianamente un’amministrazione comunale che voglia rispondere alle necessità delle famiglie».
«Tutti i giorni – si ricorda nella lettera – ci muoviamo in equilibrio fra le poche risorse e la volontà di mettere a disposizione ciò che serve alle famiglie e a tante giovani madri che vengono espulse dal mondo del lavoro. Anche personalmente ho avuto modo di affrontare questi problemi, come madre di tre figli, molto impegnata in una professione che non ho mai voluto abbandonare, la direzione di un settore di ricerca presso un Istituto del CNR di Firenze.
Sono passati molti anni da allora, ma la situazione sembra perfino peggiorata. Da qui l’urgenza di un intervento congiunto fra Stato ed enti locali per collocare l’Italia fra i paesi più attenti a queste politiche».
«Mi rivolgo a Lei – prosegue Rosa Maria Di Giorgi – proprio per condividere l’idea del legame che esiste fra pari opportunità nel mondo del lavoro e istruzione, sottolineando la necessità di mettere a disposizione dei genitori servizi all’infanzia adeguati per numero e qualità. Solo coniugando politiche di settore in modo equilibrato riusciremo tutti insieme a dare le risposte che ci competono. Il nostro ordinamento non considera scuola dell’obbligo il segmento 0-6 anni, ossia asili nido e scuola dell’infanzia. I primi sono servizi a domanda individuale, e quindi affidati agli investimenti delle amministrazioni comunali e delle famiglie, mentre la seconda è coperta dall’intervento statale solo molto parzialmente».
«L’esempio del Comune di Firenze – ha ricordato l’assessore Di Giorgi – è significativo: lo Stato copre solo il 50% del fabbisogno della città nella scuola dell’infanzia.
Quando si hanno figli nella fascia di età 0-6 anni si è nel periodo più delicato della cura e le donne e madri impegnate nel mondo del lavoro sono troppo spesso costrette a scegliere fra famiglia e occupazione. D’altra parte, a fronte del diminuire dei trasferimenti dallo Stato e dei vincoli del patto di stabilità, le amministrazioni locali hanno visto ridursi radicalmente le proprie possibilità di intervento volte a coprire le carenze di servizi per questa fascia di età. Attualmente ci troviamo nella condizione di non poter mantenere il livello acquisito, anche per l’impossibilità di sostituire il personale dei nidi e delle scuole dell’infanzia».
Secondo l’assessore all’educazione «un intervento dello Stato attraverso incentivi alle aziende per lo start up dei nidi o la predisposizione di voucher per le famiglie, con una normativa specifica sui servizi 0-3 anni, darebbe il segno di un cambio di mentalità».
«Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia – conclude la lettera – occorre che lo Stato consideri come scuola dell’obbligo anche questa fascia di età, mettendo a disposizione delle scuole le sezioni di materna necessarie e i relativi insegnanti». (fn)

 

Questo il testo della lettera:

 

Gent.ma Prof.ssa Elsa Fornero
Ministro al Lavoro e alla Politiche Sociali,
con delega alle Pari opportunità

 

 

Gentile Signor Ministro,

con piacere ho notato l’attenzione riservata dal Presidente del Consiglio, Senatore Professor Mario Monti, nel suo discorso di insediamento, ai temi dell’occupazione femminile e della conciliazione della vita familiare con il lavoro.
Quelle affrontate dal Presidente sono le questioni che si trova sul tavolo quotidianamente un’amministrazione comunale che voglia rispondere alle necessità delle famiglie.
Sono l’assessore all’Educazione di Firenze e la responsabile Anci Istruzione per la Toscana. Tutti i giorni sono costretta a muovermi in equilibrio fra le poche risorse e la volontà di mettere a disposizione ciò che serve alle famiglie e a tante giovani madri che vengono espulse dal mondo del lavoro.
Anche personalmente ho avuto modo di affrontare questi problemi, come madre di tre figli, molto impegnata in una professione che non ho mai voluto abbandonare (dirigo un settore di ricerca presso un Istituto del CNR di Firenze). Sono passati molti anni da allora, ma la situazione sembra perfino peggiorata. Da qui l’urgenza di un intervento congiunto fra Stato ed Enti locali per collocare l’Italia fra i paesi più attenti a queste politiche.
Mi rivolgo a Lei proprio per condividere l’idea del legame che esiste fra Pari opportunità nel mondo del lavoro e Istruzione, sottolineando la necessità di mettere a disposizione dei genitori servizi all’infanzia adeguati per numero e qualità. Solo coniugando politiche di settore in modo equilibrato riusciremo tutti insieme a dare le risposte che ci competono.
Il nostro ordinamento non considera scuola dell’obbligo il segmento 0-6 anni, ossia asili nido e scuola dell’infanzia. I primi sono servizi a domanda individuale (e quindi affidati agli investimenti delle amministrazioni comunali e delle famiglie), mentre la seconda è coperta dall’intervento statale solo molto parzialmente. L’esempio del Comune di Firenze è significativo: lo Stato copre solo il 50% del fabbisogno della città nella scuola dell’infanzia.
Quando si hanno figli nella fascia di età 0-6 anni si è nel periodo più delicato della cura e le donne e madri impegnate nel mondo del lavoro sono troppo spesso costrette a scegliere fra famiglia e occupazione. D’altra parte, a fronte del diminuire dei trasferimenti dallo Stato e dei vincoli del Patto di stabilità, le amministrazioni locali hanno visto ridursi radicalmente le proprie possibilità di intervento volte a coprire le carenze di servizi per questa fascia di età. Attualmente ci troviamo nella condizione di non poter mantenere il livello acquisito, anche per l’impossibilità di sostituire il personale dei nidi e delle scuole dell’infanzia.
Quanto le scrivo significa che interventi concreti a sostegno delle Pari opportunità non sembra possano oggi essere disgiunti da una riflessione sull’organizzazione dei servizi per la scuola, che appare ormai necessario indirizzare verso un modello che preveda il segmento 0-6 inserito a tutti gli effetti nell’obbligo educativo.
Il punto di partenza è quello di valorizzare e rendere disponibile per tutte le famiglie il servizio asili nido, anche favorendo la creazione di strutture aziendali o interaziendali, capaci di coniugare al meglio i tempi di vita e lavoro.
Un intervento dello Stato attraverso incentivi alle aziende per lo start up dei nidi o la predisposizione di voucher per le famiglie, con una normativa specifica sui servizi 0-3 anni, darebbe il segno di un cambio di mentalità.
Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia occorre che lo Stato consideri come scuola dell’obbligo anche questa fascia di età, mettendo a disposizione delle scuole le sezioni di materna necessarie e i relativi insegnanti.
Azioni indubbiamente complesse, da concordare fra più Ministeri, con la consapevolezza del carattere di trasversalità che rivestono gli interventi sulle famiglie per il recupero della qualità dell’educazione e dell’aiuto alle donne, che hanno il diritto e il dovere di dare il loro contributo al benessere della nazione.

Nel ringraziarLa per l’attenzione, augurandoLe buon lavoro, La prego di considerarmi a Sua completa disposizione per l’eventuale approfondimento di questi temi.

Cordialmente

 Dott.ssa Rosa Maria Di Giorgi