Positivo per l’assessore Di Giorgi l’impegno di 5 milioni e mezzo che garantirà l’apertura di 98 sezioni
“Dopo i tagli dello Stato, essenziale l’intervento della Regione per garantire a tutti i bambini la possibilità di frequentare la scuola dell’infanzia”. L’assessore all’educazione Rosa Maria Di Giorgi commenta positivamente l’intervento della Regione Toscana che, con un impegno di 5 milioni e 500 mila euro, garantirà l’apertura di 98 sezioni di scuola dell’infanzia mancanti sul territorio toscano, affiancandosi agli interventi già previsti dalle amministrazioni comunali.
“A Firenze – spiega Rosa Maria Di Giorgi – se dovessimo contare solo sulle scuole dell’infanzia statali, ci sarebbe una lista di attesa di 4.538 bambini. Comune e paritarie, infatti, sono chiamati a coprire oltre il 50% del fabbisogno totale di posti, che ammonta a 8.872 unità. Nel complesso del sistema fiorentino, l’Amministrazione comunale garantisce la copertura di circa il 34% della richiesta, stanziando 14 milioni di euro per il prossimo anno scolastico. Questo impegno ci permetterà l’apertura di 121 sezioni comunali, in grado di accogliere quasi 3 mila bambini che altrimenti sarebbero rimasti esclusi. Un 17% dei posti sarà coperto dalle scuole paritarie (1.601), mentre lo Stato garantisce poco meno del 50% delle necessità dell’infanzia, accogliendo 4.334 bambini. A completamento, sarà attivata una sezione ‘Pegaso’ regionale nella scuola Rodari dell’Istituto comprensivo Piero della Francesca. Per garantire il servizio comunale, lo scorso anno sono stati assunti anche 20 nuovi docenti e questo, considerate le difficoltà di bilancio che attraversiamo, dà la misura di come siano considerati prioritari gli interventi educativi all’interno del nostro welfare”.
Una situazione sclerotizzatasi nel tempo, con gli Enti locali chiamati sempre più a svolgere una funzione sostitutiva dello Stato. “Purtroppo – prosegue l’assessore all’educazione – siamo di fronte a una situazione drammatica, con un susseguirsi di tagli da parte del Governo che permettono sempre meno all’offerta scolastica statale di coprire le esigenze che emergono dal territorio. Bisogna ricordare che in Italia la scuola dell’infanzia non è ancora considerata come scuola dell’obbligo e che pertanto, fatte salve le sezioni statali, che per altro da molti anni non vengono incrementate numericamente, lo sforzo finisce per rimanere a carico dei Comuni e della Regione. E’ un errore di fondo, perché si continua a ragionare in un’ottica di continuità educativa spezzata in due, con lo 0-6 anni che viene considerato come facoltativo, mentre sarebbe molto più logico iniziare a considerare l’obbligo formativo come un continuum 0-16 anni, seguendo i ragazzi durante tutto il percorso scolastico”.