Anche il primo maggio ci saranno tante persone che lavoreranno o perché obbligate a farlo o perché oggi la scomposizione dei tempi e degli spazi del lavoro è tale che impone la necessità di pensare a nuovi diritti e nuove tutele, a vantaggio soprattutto dei più giovani.
La sfida del lavoro oggi è quella che deve vederci tutti impegnati a combattere la precarietà, il lavoro povero, quello degradante, per farlo tornare a essere quello che la nostra Costituzione prevede: uno strumento di liberazione e di affermazione della dignità umana.
Dobbiamo immaginare un nuovo welfare per una generazione di lavoratori e delle lavoratrici che ha esigenze e condizioni occupazionali del tutto differenti rispetto al passato. È questa la sfida che abbiamo di fronte. Il Jobs act era stata una prima risposta. Dobbiamo ripartire da questi principi dando dignità e sicurezze a chi oggi non ne ha: penso alle partite IVA, ai lavoratori a progetto, ai contratti a termine che rappresentano oramai la maggior parte dei nuovi avviamenti al lavoro, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione.
In un Paese in cui, come le cronache ci raccontano, la piaga del caporalato è tutt’altro che debellata, in cui dobbiamo contare ancora mille morti all’anno sul lavoro, dobbiamo difendere i diritti che le generazioni precedenti hanno conquistato ma soprattutto immaginarne di nuovi che possano dare risposte al mutamento delle condizioni oggettive e soggettive dei lavoratori.