Sono sempre stata contraria alla pratica dell’utero in affitto: alloggiare un embrione in un’altra donna significa comprare il corpo di questa, né più né meno come accade con la prostituzione. Con l’aggravante che in questo caso si mette in ballo un’ulteriore vita: quella di un nascituro che sarà generato da una donna di cui non saprà nulla, andando a recidere il legame profondissimo e vitale della maternità. Bene dunque fa Papa Francesco a prendere una netta posizione contro una pratica che non esito a definire abominevole, in quanto va a creare un mercato della filiazione che sconvolge i parametri stessi della nostra umanità. Le leggi nazionali non bastano va presa una decisione a carattere globale.
La cosiddetta maternità surrogata è degenerazione del concetto di diritto alla procreazione e determina un cinico sfruttamento del corpo delle donne, ridotto a camera di gestazione, deposito per gameti altrui, o se vogliamo incubatore di feti a beneficio di un florido mercato che, secondo le statistiche illustrate da Herveline Urcun, analista dell’Osservatorio francese sulla procreazione assistita, genera un giro d’affari di 11 miliardi di dollari (nel 2016 era 3,8 miliardi) e nel 2027 ci si aspetta che arrivi a 33 miliardi. Un affare che evidentemente suscita molti appetiti. Da sempre sono per l’estensione dei diritti, e nella mia esperienza da parlamentare ho sostenuto tutte le leggi progressive promosse ed approvate dai governi del centrosinistra, ma questo che viene spacciato come progresso, altro non è che un’ulteriore concessione alla logica mercantilista che tutto intende monetizzare, compresi gli aspetti più intimamente legati alla stessa sopravvivenza della nostra specie.
Contro questa deriva sono pronta a fare tutte le battaglie necessarie, anche in Europa, forte delle parole del Sommo Pontefice che mi confortano e mi rafforzano nelle mie convinzioni.