«E’ avvilente sentire il Presidente del consiglio offendere chi lavora con dedizione in condizioni rese sempre più difficili da quello stesso Governo che lui presiede». Così l’assessore all’educazione Rosa Maria Di Giorgi ha commentato le affermazioni del premier Berlusconi sulla scuola pubblica.
«Ogni giorno – ha aggiunto l’assessore all’educazione – gli insegnanti della scuola pubblica cercano di farne un luogo nel quale ciascuno si possa sentire a proprio agio, perché la democrazia non sia una materia, ma un’esperienza. A differenza di quello che pensa l’onorevole Berlusconi gli studenti sono i primi a pagare il pegno di una politica scolastica dissennata, selettiva, avara di risorse».
«Invece di offendere – ha sottolineato Rosa Maria Di Giorgi – il Presidente consiglio dovrebbe interrogarsi su come sarà diventata la scuola pubblica tra qualche anno. Sarà migliore, con studenti e insegnanti più motivati? La meritocrazia farà il suo ingresso come auspicato dal ministro Gelmini? Gli edifici scolastici saranno effettivamente messi in condizioni di sicurezza? Gli asili nido arriveranno ad accogliere la soglia minima del 30 per cento come l’Europa ci chiede da anni? La scuola primaria a tempo pieno nel Sud del Paese riuscirà a coinvolgere, come in Lombardia, il 35 per cento, degli studenti e non meno del 10 come accade oggi? La scuola avrà attivato quei percorsi virtuosi di integrazione per i bambini immigrati? Che cosa sarà accaduto agli alunni disabili che sono già da qualche anno costretti in classi affollate, con più studenti disabili per classe e senza insegnanti di sostegno specializzati?».
«Le domande potrebbero continuare – ha proseguito l’assessore Di Giorgi – ma è bene anche ricordare il dramma, perché di questo si tratta, delle decine di migliaia di insegnanti precari condannati alla disoccupazione o alla sottoccupazione a vita. Questi temi sembrano essersi scomparsi dall’agenda del Governo in carica».
«I toni usati dal premier – ha concluso Rosa Maria Di Giorgi – sono poi molti distanti dal clima di profonda collaborazione che si respira tra scuola pubblica e scuola paritaria nei vari territori. Solo un premier che cerca consensi elettorali con frasi e offese gratuite può contrapporre scuola pubblica a scuola privata. Ma è bene ricordare che il ruolo spesso prezioso delle scuole non statali non può certo sostituire l’architrave del nostro sistema scolastico. Con la scuola pubblica non vogliamo “inculcare” qualcosa a qualcuno, come sostiene l’onorevole Berlusconi, ma solo far crescere i nostri giovani e garantire a tutti la possibilità di fare valere i propri meriti e potersi affermare nella società».