Dichiarazione della vicepresidente del Senato, membro della commissione Parlamentare di inchiesta: “Troppi punti ancora da chiarire, in una vicenda che ha cambiato la storia del nostro Paese”
“La responsabilità delle Brigate Rosse va integrata con quella di una pluralità di soggetti, comprese persone legate alla criminalità organizzata o alla P2”
“Sul caso del rapimento e dell’uccisione dell’Onorevole Aldo Moro, siamo ancora fermi ad una ricostruzione storico-politica e giudiziaria datata che non è in grado di offrirci un quadro esaustivo di una delle vicende cruciali nella vita democratica del nostro Paese. Dal lavoro della commissione di inchiesta parlamentare di cui sono stata membro, anche grazie alla mole di nuova documentazione che si è resa accessibile dopo la “direttiva Renzi”, quello che emerge è innanzitutto una generale incapacità di cogliere il rischio prodotto dalle Brigate Rosse, alla quale non furono estranee ambiguità di esponenti della politica, della magistratura e degli apparati” dichiara la vicepresidente del Senato Rosa Maria di Giorgi.
Secondo Di Giorgi “non convince in particolare la ricostruzione della dinamica di via Fani, che deve essere profondamente riesaminata, anche alla luce degli accertamenti sul bar Olivetti, noto punto di snodo di dinamiche criminali legate alla ‘ndrangheta e alla malavita romana. Come pure va rivista la ricostruzione dell’uccisione di Moro, che è stata proposta dai brigatisti”.
“In base a tutto ciò, risulta chiaro che, nel caso di Moro la responsabilità delle Brigate Rosse va integrata con quella di una una pluralità di soggetti, che per ragioni diverse, influirono sulla gestione e sulla tragica conclusione della vicenda. Comprese persone legate alla criminalità organizzata o alla P2, in diversi ambiti istituzionali. Un più vasto tessuto di forze che operarono anche entrando in contatto direttamente con i brigatisti e dunque condizionando la dinamica degli eventi. Questo anche grazie alla presenza di molteplici aree ‘grigie’, soggette alle influenze più diverse, tra cui quelle dei servizi segreti internazionali. E’ dall’esame di queste aree grigie che bisogna partire per arrivare finalmente ad una verità conclusiva su via Fani e sulla morte di Aldo Moro” conclude Di Giorgi.