La legge raggiunge l’obiettivo di evitare sia l’accanimento terapeutico, sia ogni pratica di suicidio assistito ed eutanasia. Ne sono indiretta conferma i commenti di chi afferma che la sfida, per la prossima legislatura, sia proprio quella di approvare l’eutanasia.
Chi vorrà esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari potrà ora farlo, si tratta di una facoltà. E continuerà ad esserci una virtuosa alleanza tra medico, paziente e fiduciario.
Il medico, pur dovendo rispettare le DAT, potrà disattenderle in tutto o in parte e in accordo con il fiduciario, qualora esse appaiano non corrispondenti alla condizione clinica o sussistano terapie capaci di offrire possibilità di miglioramento. Inoltre, il medico non avrà obblighi professionali qualora il paziente esiga trattamenti contrari alla legge, alla deontologia e alle buone pratiche.
È una buona legge ma non perfetta; alcune modifiche sarebbero state opportune. Non è stato possibile a causa della faziosa opera di ostruzionismo di chi, sbandierando princìpi e parendo insensibile alle fatiche del vivere e del morire, ha preferito una battaglia di bandiera.