Ieri, giovedì 21 settembre, alle ore 15.00 nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, ho preso parte al convegno dal titolo: ‘Riformismo comunitario, risultati della legislatura in corso, proposte per la prossima’ insieme ai senatori del Pd: Stefano Lepri, Emma Fattorini, Gianpiero Dalla Zuanna e Giorgio Santini. A seguire si è tenuta una tavola rotonda moderata dal giornalista del Corriere della Sera Dino Martirano, con il senatore del Pd Vannino Chiti, la prof.ssa Francesca Izzo, il senatore del Pd Claudio Moscardelli, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio e il sentore del Pd Giorgio Tonini.
La vocazione riformista del PD e, più in generale, dei partiti socialisti e democratici occidentali non può essere ricondotta al solo classico schema lib-lab, variamente interpretato. Vi è un’altra grande cultura che ha finora spesso contribuito alla sintesi politica e che si rifà, prevalentemente ma non solo, all’umanesimo cristiano: quella che valorizza la persona entro la famiglia, i corpi intermedi, il terzo settore, l’economia partecipata, il municipalismo. In sintesi, la possiamo definire riformismo comunitario.
Tale visione non ostacola – anzi sostiene e non certo da oggi – le maggiori scelte riconducibili alla tradizione liberal-socialista: economia sociale di mercato, eguaglianza di opportunità, redistribuzione fiscale, welfare universalistico, cooperazione tra popoli e nazioni anche attraverso cessioni di sovranità, tutela dell’ambiente.
Ci sono peraltro questioni che trovano nel riformismo comunitario un’originale proposta. La stabilità affettiva e genitoriale è un valore pubblico e va sostenuta. La promozione della natalità è materia che deve interessare gli Stati. Le forme di mutuo aiuto e l’economia informale non vanno soppiantate da prestazioni di mercato o di welfare. Le piccole imprese familiari, agricole, artigiane e commerciali vanno valorizzate, specie in rete. I sistemi di protezione sociale devono considerare i cittadini, singoli o associati, anche come produttori e non solo fruitori dei servizi. Le cooperative e le forme di partecipazione dei lavoratori meritano una particolare tutela. I sindacati, purché non autoreferenti, continuano a svolgere un ruolo fondamentale. I municipi, purché efficienti anche come dimensione e organizzazione, sono un valore.
Questi ed altri temi non sono residuali e contribuiscono all’efficienza e all’efficacia del sistema. Tuttavia, in una visione esclusivamente lib-lab, rischiano di essere trascurati, oppure affrontati in modo diverso. Il convegno vuole appunto dare voce al riformismo comunitario, poiché senza di esso la politica rischia di ridursi alla mera ricerca di equilibrio tra Stato e mercato e a un approccio economicista.