Condivido con voi di seguito il testo e il link all’intervento integrale dell’intervista rilasciata a Radio Cusano Campus, in cui ho avuto modo di fare anche il punto sullo stato di salute del Partito Democratico.
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Rosa Maria Di Giorgi sulla vittoria del No al referendum: “Evidentemente c’è stato un voto un po’ particolare. Credo che i punti della riforma fossero condivisibili ma si è votato su altro. Noi non siamo riusciti a spiegare abbastanza questa riforma che si giocava su tre punti che erano quelli della diminuzione del numero dei parlamentari, quello di far si che non ci fossero più due camere ad occuparsi della stessa cosa e poi che non ci fosse più sovrapposizione di competenze tra Stato e Regioni. Ci sembrava qualcosa di lineare e che si potesse superare, immaginavamo che su questo gli italiani concordassero ed in realtà quello che è successo è che sul merito della riforma gli italiani non hanno votato, hanno votato sul Governo e sulla figura di Renzi. Tutte cose sulle quali ovviamente avevano diritto di esprimersi ma non era questa l’occasione. Abbiamo perso un’opportunità storica importante per cambiare la Costituzione nella seconda parte in modo tale da allinearci ai Paesi più moderni dove le cose si fanno in modo più efficiente ed efficace. E’ stato un voto che esprimeva il disagio contro il Governo in generale, chi governa ha sempre l’onere di tanto disagio che è in giro, i cittadini hanno votato su una situazione economica sicuramente non brillante. E’ stato un voto diverso rispetto a quello che sarebbe dovuto essere.
E’ il momento della resa dei conti nel PD? Rosa Maria Di Giorgi risponde così. “Diciamo che indubbiamente non c’è una situazione tranquilla, però sono tutte questioni che sono fortemente superabili con un po’ di responsabilità da parte di tutti. Il nodo qual è? Andare ad elezioni subito o prendersi dei mesi di tempo per rispondere intanto alle emergenze come le banche o le questioni prioritarie del Paese anche a livello internazionale. Sarebbe giusto provare a risolvere queste priorità senza uno stacco. Ci potrebbe essere bisogno di un Governo che accompagni il Paese in questi importanti appuntamenti. Il Presidente della Repubblica deciderà con chi, io penso che Renzi non sarà disponibile a portare avanti questo Governo in prima persona. Renzi però è il nostro Segretario e quindi è evidente che tutta la partita deve giocarsi comunque con il suo assenso. Il protagonista di tutto questo rimane sempre Renzi, c’è poi la figura del presidente Mattarella che mi sembra stia dicendo in modo molto chiaro che non si va a votare senza una legge elettorale decisa dal Parlamento. Mi sembra un filone tracciato con chiarezza da parte del Presidente. Tutta questa agitazione da parte del M5S mi sembra molto mediatica ed estemporanea.
E’ veramente così diviso il Partito Democratico in questo momento? Questa l’opinione della senatrice dem Rosa Maria Di Giorgi. “Dobbiamo sempre ricordare che il PD è un grande partito che viene da due esperienze culturali diverse come il mondo socialdemocratico e quello popolare e cattolico. Siamo un grande partito con tante sensibilità diverse. Va benissimo che queste sensibilità, in momenti importanti come questo, si facciano sentire. Il confronto in atto è tra strategie a breve termine, si tratta di questioni che nel giro delle prossime ore saranno risolte.“
L’Italicum andrebbe cambiato perché favorirebbe il M5S? Rosa Maria Di Giorgi è cauta: “Non si fanno leggi contro qualcuno, si fanno leggi che devono rispondere agli equilibri delle forze politiche che sono in campo. C’è bisogno di pochi mesi di tempo per riuscire a fare questa legge elettorale che ci consenta di andare serenamente al voto. Noi abbiamo votato l’Italicum, ritenevamo che fosse la legge giusta altrimenti non l’avremmo votata. C’è stato poi un elemento di cui non potevamo tenere conto, ossia buona parte del nostro partito con in testa Cuperlo che diceva che trovava in qualche modo rischioso o comunque non accettabile che questa legge elettorale con la riforma costituzionale fosse la risposata giusta per l’Italia. Abbiamo fatto un accordo prima del referendum in cui all’interno del partito e con altre forze politiche abbiamo immaginato che si potesse ritoccare questa legge in modo tale da abbattere anche quella contrarietà che c’era nei confronti della riforma. Io credo che da lì si debba partire, da questo patto tra gentiluomini al quale dobbiamo dare seguito”.