Cinema, Di Giorgi: “Bene ddl ma più risorse a giovani”

Cinema, Di Giorgi: “Bene ddl ma più risorse a giovani”

Prima firmataria DDl parlamento,ora aggiustamenti, a giugno legge 

(di Silvia Lambertucci) (ANSA-FOCUS) – ROMA, 29 GEN – Benissimo l’intervento del governo, che con il suo disegno di legge collegato alla finanziaria consentirà alla legge per il cinema di usufruire di un percorso privilegiato e diventare operativa già entro giugno. Ma ora c’è comunque “da lavorare un po’, qualche aggiustamento al testo – che adesso arriverà in Senato per poi tornare alla Camera – bisognerà farlo”, prima di tutto per le opere prime e i giovani autori ai quali ”non possiamo dare briciole, bisogna dare di più”. Il giorno dopo il varo in Cdm del provvedimento governativo di riforma del settore la prima ad applaudire la mossa di Renzi e Franceschini è proprio la senatrice Rosa Maria Di Giorgi, stesso partito di premier e ministro della cultura, che alla legge lavora da mesi e mesi (prima firmataria insieme con Sergio Zavoli del disegno di legge parlamentare sull’argomento) con una montagna di audizioni fatte, ore e ore passate ad ascoltare le tante categorie del settore, “dai registi e produttori fino ai rumoristi”, in uno sforzo bipartisan, racconta, per arrivare a dama. Tant’è, il provvedimento governativo presentato ieri, sottolinea la senatrice Pd, era auspicato perché aiuta a velocizzare i tempi per una legge che sembrava non potesse arrivare più. Ora, grazie proprio a questo ddl che si innesta sul lavoro già fatto in Parlamento (“i due testi verranno fusi”) l’iter sarà ancora più veloce. “Sono felicissima, se pensiamo che una legge per il cinema la si aspettava dal 1949 questo risultato ha quasi dell’incredibile”. E i ringraziamenti vanno a Renzi e Franceschini, “che hanno ascoltato il parlamento e fin da subito hanno dimostrato di voler arrivare alla legge”. Il lavoro torna ora alle commissioni cultura di Camera e Senato. Su più di un argomento, però, la discussione è aperta. Anche perché, se l’impostazione di fondo è ampiamente condivisa, qualche differenza fra i due testi c’è. La prima riguarda l’idea di Centro nazionale o agenzia per il cinema immaginata nel dl Di Giorgi, che non c’è nel ddl del governo, dove invece compare un Consiglio Superiore del Cinema: “Noi siamo contrari a troppe funzioni accentrate sul ministero- spiega- un’agenzia ci sembrava più agile. In ogni modo, sia che si faccia un Centro Nazionale sia che si opti per un Consiglio Superiore, è importante che ne facciamo parte anche i rappresentanti delle categorie, questo è emerso chiaramente dalle audizioni”. E poi c’è la questione dei giovani: il testo governativo prevede che venga destinato ad opere prime e seconde, giovani autori, start up e piccole sale, una quota “fino al 15 per cento” del nuovo fondo per il cinema di 400 milioni. Per Di Giorgi non basta: “A noi sembra assolutamente insufficiente, irricevibile per l’operazione culturale che abbiamo pensato di fare, non possiamo dare briciole al cinema di qualità, ai giovani autori”. La giusta percentuale? “Noi saremmo per il 50%, ma su questo credo che ci sia tutta l’apertura, se si deve rilanciare il cinema bisogna farlo dando spazio a tutti, uno stimolo a quelli che sono già potenti e forti a darsi da fare, l’aiuto da parte dello Stato deve andare a quelli che devono crescere”. Non solo: nel ddl governativo “e’ solo accennata la parte relativa alla educazione all’immagine nella scuola. Noi vorremo risorse a disposizione per queste finalità nelle scuole di ogni ordine e grado”. E ancora, le sanzioni per le tv che non mandano in onda il cinema italiano “devono essere introdotte nel testo”, non delegate ad un altro provvedimento e deve essere chiaro che “il cinema italiano deve essere mandato in prima serata”. Infine il registro cinematografico: “noi l’avevamo messo nella legge e credo sia importante che rimanga nella legge, una riforma del cinema non può partire se non abbiamo trasparenza, è importante sapere chi prende finanziamenti da chi quando e come”. Insomma, tra approfondimenti e aggiustamenti un po’ di lavoro da fare c’è ancora, ma niente che smorzi la soddisfazione. “Abbiamo fatto un grande lavoro”.