Quanto sembra emergere dai tavoli tecnici della Conferenza Unificata Stato-Regioni è estremamente preoccupante. Trasferire, come sembra richiedano le Regioni, la gestione del fondo unico dello spettacolo, attualmente in capo al Ministero, non è certamente opportuno. Si rischia di minare in modo definitivo il mondo dello spettacolo e della cultura italiana. Se venissero confermate le indiscrezioni secondo cui la Conferenza Unificata Stato-Regioni sarebbe orientata a non dare parere positivo sul disegno di legge sullo spettacolo dal vivo, appena incardinato al Senato, si tratterebbe di un fatto gravissimo. Il testo è, con mia soddisfazione, in sostanziale continuità con quanto fatto dal governo di centrosinistra in maniera bipartisan, in quanto conferma una modalità unitaria nazionale di valutazione e distribuzione delle risorse, testata ormai negli anni, e che sarebbe deleterio mettere in discussione andando a penalizzare tutto il mondo della cultura e dello spettacolo dal vivo.
La mia impressione è che, ove le Regioni proseguissero sulla strada che sembra sia stata intrapresa, si vada verso un regionalismo deteriore, che di fatto eliminerebbe quella garanzia di fruizione coerente della cultura in tutto il territorio nazionale, assicurata finora dal Fondo Unico dello Spettacolo (FUS) a gestione MIBAC. Attualmente, attraverso il finanziamento nazionale, si riesce a garantire l’equilibrio fra territori, attraverso una pluralità di interventi e di proposte culturali. Di fatto i territori perderebbero quella che è una delle ricchezze del nostro paese, ossia la possibilità di stare in una rete nazionale della cultura. Non è questo il concetto di autonomia come lo intendiamo noi. Un indebolimento della rete nazionale delle istituzioni e delle associazioni culturali, dalle Fondazioni lirico sinfoniche, alla musica, danza, prosa. Le Regioni, invece che puntare ad acquisire competenze esclusive, si muovano in modo virtuoso, investendo le risorse necessarie al mantenimento del mondo dello spettacolo attraverso l’erogazione delle risorse di propria competenza, in un equilibrio virtuoso a favore della cultura e di tutti coloro che in questo settore svolgono la loro preziosa attività.