Riascolta il mio intervento in Aula del 7 maggio 2019.
Signor Presidente,
la scorsa settimana circa 800 persone provenienti dalla Toscana hanno partecipato al viaggio della memoria organizzato da ANED (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) in collaborazione con i comuni della regione.
In gran parte si trattava di studenti che hanno raggiunto il campo di concentramento di Mauthausen ed i suoi numerosi sotto campi che sorgevano nel Terzo Reich, oggi situati in Austria e in Germania. Una vera e propria costellazione di luoghi, piccoli e grandi, di tortura.
Siamo soliti ricordare il 27 gennaio come Giorno della Memoria, perché nel 1945 fu la data della liberazione di Auschwitz, ma in Europa le vicende e la morte di donne, uomini e bambini ancora rinchiusi nei campi di concentramento proseguirono per molti altri mesi e Mauthausen fu l’ultimo campo liberato, appunto il 5 maggio 1945.
Tutti gli anni si svolge lì una immensa manifestazione internazionale con le delegazioni provenienti da tutti i Paesi d’Europa perché da ciascuno di essi è partito qualcuno che non è mai tornato.
Il campo di Mauthausen al cui ingresso c’è una catena con un collare che ogni giorno veniva posto al collo di un deportato che doveva abbaiare all’arrivo del Comandante, con la pioggia la neve e il vento. Da quel campo si andava alle cave sottostanti percorrendo una scalinata in pietra di oltre 300 gradini, carichi di massi, scalzi o con i pochi zoccoli disponibili, perfino scambiati tra destra e sinistra secondo ciò che si trovava rubando agli altri prigionieri.
Quei campi furono attivi fin dall’inizio del nazismo e il fascismo italiano collaborò attivamente alla deportazione di centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini, la stragrande maggioranza dei quali non fece poi ritorno in patria.
La storia dei campi di concentramento (e poi di sterminio) nazifascisti ha attraversato l’Europa tra il 1933 ed il 1945 ed è stato un tentativo razionale, politico e burocratico di eliminazione scientifica di diversità, pluralità e democrazia, attraverso la persecuzione e poi l’annientamento di milioni di ebrei, oppositori politici, rom e sinti, asociali, omosessuali, disabili, Testimoni di Geova. È da questi progetti di viaggio nella storia che si ricostruisce l’Europa dei popoli, quella che gli studenti toscani, anche quest’anno, si sono trovati di fronte al momento della grande celebrazione internazionale della liberazione del campo: popoli di nazionalità diverse, che si uniscono per un messaggio di pace. I Viaggi della Memoria sono le fondamenta di questo spirito positivamente europeista e internazionalista più in generale. Ed è per questo che l’esperienza toscana dovrebbe essere assunta come modello da esportare nelle varie regioni italiane e diventare un esempio a livello nazionale.