Sono davvero onorata di potere essere con i partigiani e con tutti voi oggi per la giornata dell’antifascismo dell’Anpi.
E sono particolarmente colpita dal fatto di celebrarla qui, in Campidoglio. Proprio qui dove il Gran Consiglio del Fascismo istituì addirittura il Governatorato di Roma, trasformando il Comune in un organo di carattere statale con scopi e funzioni municipali, ma alle dirette dipendenze del capo del governo.
Qui dove parliamo, per quasi venti anni (dal 1926 al 1944) non ci fu un sindaco eletto dai cittadini ma un Governatore nominato dal Ministro dell’Interno di allora. Un’aberrazione che era però normale in una dittatura e uno stato totalitario come fu l’Italia di Benito Mussolini.
Sono onorata dicevo di essere qui e di esserlo oggi, lo stesso giorno in cui nel 1922 Roma fu il punto di arrivo di una manifestazione eversiva e violenta che aprì uno dei periodi più bui, tragici e tristi della nostra storia.
È passato quasi un secolo, ma il tempo non sempre è un amico perché rischia di neutralizzare una delle armi principali che abbiamo, noi cittadini liberi e democratici, per contrastare le tentazioni autoritarie.
Quell’arma è la memoria. È ricordare, trasmettere e divulgare alle generazioni presenti e future l’esperienza della rinuncia alla democrazia e della negazione della libertà.
Contro il tempo che passa bisogna rinnovare il ricordo ed essere dunque vigili e presenti, ed è questo un grande merito proprio dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia che delle lotte e dei sacrifici che sono occorsi per liberare l’Italia dal nazi-fascismo è testimone e custode. È grazie ai partigiani se l’anti fascismo fa parte dell’identità della nostra nazione e della nostra democrazia.
Un’azione ed una esperienza, quella dell’Anpi, che non smette di essere mai attuale. Anche perché molti, tra le persone democratiche, parlano del fascismo come di un incidente della storia, ma io non sono d’accordo, e temo la propensione a cristallizzare quell’esperienza in un passato remoto. Io sono tra coloro che invece vedono il fascismo come una tentazione della storia. Una tendenza latente, che può diventare palese specialmente nei momenti di crisi, economica, sociale e culturale, nei momenti in cui sembriamo perdere certezze e vediamo il futuro come una destinazione che fa paura. Crisi che portano con sé angoscia, insicurezza, rabbia. Sentimenti e comportamenti che qualcuno ciclicamente tende a usare, strumentalizzare ed incanalare. Qualcuno il cui volto cambia nella Storia, che usa la comunicazione e la propaganda per far immaginare finti scenari di pace e giustizia anche a costo di sovvertire regole, principi e valori democratici. Magari non negandoli ma attenuandoli, o minimizzandoli.
Ecco, sono questi i segnali, secondo me, che devono rivelare i pericoli che ogni fascismo porta con se: autoritarismo, totalitarismo, razzismo, violenza, manipolazione, sopraffazione. Oggi la marcia su Roma come quella di 95 anni fa sembra impossibile. Ma un secolo fa si marciava a piedi, oggi possono esserci tanti altri modi, più subdoli e sofisticati, per marciare contro la libertà.
Se è vero allora che il fascismo può essere una tentazione che la Storia può far sempre rivivere, allora è necessario intanto non dare per scontato che non possa ritornare.
Poi è fondamentale essere vigili e intransigenti quando quel pericolo sembra materializzarsi in forme apparentemente più blande. Con la comunicazione ad esempio, che con il web trova mille canali e modalità, o con iniziative simboliche o provocatorie che alimentano sempre la distorsione della memoria.
Non deve lasciare indifferenti, ad esempio, sapere che in Italia ci siano oltre 300 (trecento!) tra siti internet e spazi “social” che diffondono pregiudizi, odio e notizie false in chiave razzista ed anti semita. Addirittura ben 23 case editrici che pubblicano contenuti esplicitamente anti semiti.
Né possono ridimensionarsi iniziative ignobili come quella che ha visto il volto della povera Anna Frank usato e diffuso come minaccia pseudo sportiva da sedicenti tifosi di calcio.
Non deve lasciare indifferenti sapere che ci sono forze e movimenti che sempre più apertamente cercano di celebrare quella sciagurata marcia su Roma, che il governo ha fatto benissimo a vietare perché quella non è manifestazione di libero pensiero, ma apologia di reato.
Su questo la politica cerca di fare la sua parte e di produrre risultati. Sono orgogliosa di appartenere ad una forza politica che è riuscita a far votare, in prima lettura alla Camera, la legge che trasforma in reato “la propaganda del regime fascista e nazista anche attraverso la produzione, la distribuzione o la vendita di beni che raffigurano persone o simboli ad essi chiaramente riferiti”. Un provvedimento arrivato da poco in Commissione Giustizia al Senato e la cui discussione è rallentata dalla legge elettorale e da quella di bilancio, ma che proveremo con ogni sforzo ad approvare in via definitiva entro questa legislatura. E se questo non dovesse essere possibile, nella prossima legislatura il Partito Democratico farà di tutto perché la legge Fiano abbia una corsia privilegiata nel nuovo Senato della Repubblica.
La politica però, anche quando responsabile e attenta, da sola non basta affinché il fascismo e le sue nefandezze possano riproporsi. Serve attivare tutte le formazioni sociali, e serve che la scuola e le istituzioni locali sappiano fare sistema.
Mi piace allora far mia la proposta che arriva proprio da un gruppo di docenti toscani, affinché le esperienze didattiche ispirate al ‘Treno della Memoria’, che da assessore all’istruzione del Comune di Firenze appoggiai convintamente, siano alla base di percorsi educativi rivolti alle giovani generazioni.
Per consegnare loro una memoria viva, fatta di conoscenza, riflessione e scambio. Una memoria che non rimanga lettera morta, ma che diventi motore di una cittadinanza attiva e democratica. È questa un’altra delle risposte che possono contrastare la negazione della storia e la distorsione del passato. Se giustamente sollecitati i nostri ragazzi hanno dimostrato di saper sviluppare gli anticorpi per la difesa della libertà e della democrazia.
“O ci daranno il Governo, o lo piglieremo con la forza”, così disse pubblicamente Mussolini poco prima della marcia su Roma il 28 ottobre del 1922.
Una frase che oggi sembra non appartenerci, ma che è stata pronunciata ed eseguita, che ha prodotto lutti, tragedie, sconfitte e danni che ancora oggi il nostro Paese sconta, essendo uno dei paesi uscito sconfitto non solo dal fascismo ma anche dal secondo conflitto mondiale nel quale il fascismo ci fece precipitare.
E se oggi l’Italia non è forte come potrebbe nei consessi internazionali è anche perché molti italiani lasciarono passare quella frase, la lasciarono materializzarsi.
Bene, io voglio pensare che oggi quella frase scellerata, anche se ripetuta in altre forme o in altri modi, troverà sempre più persone e cittadini pronti a saperla riconoscere e a saperla impedire.
E sono certa che l’Italia di oggi, nonostante sia così in bilico tra crisi e riscatto, tra paura e speranza, saprà comunque farlo. Parlando, raccontando, insegnando, manifestando legiferando o anche solo semplicemente dicendo NO, impediremo che il fascismo, in ogni sua forma, possa tornare a rubarci la libertà.