Condivido con voi il resoconto stenografico del mio intervento in aula di ieri 12 gennaio sul ferimento di Mario Vece, sovrintendente di polizia artificiere a Firenze.
Signor Presidente, colleghi, intervengo in merito alla gravissima situazione in cui si trova il sovrintendente di polizia artificiere rimasto gravemente ferito a Firenze dall’esplosione di un ordigno artigianale la mattina di Capodanno del 2017 (abbiamo iniziato così il nostro anno in Italia). Mario Vece, di 39 anni, ha perso la mano sinistra e quasi totalmente l’occhio destro e ha una grave malformazione allo zigomo, su cui adesso si è di nuovo intervenuti con un’operazione. Lunedì scorso, infatti, ha subìto di nuovo un lungo intervento chirurgico, probabilmente non l’ultimo, che si è concluso positivamente.
Io mi recherò in ospedale per portare la solidarietà mia personale da cittadina di Firenze, ma vi parlo in questa sede, colleghi, perché da membro del Consiglio di Presidenza vorrei portare anche quella del Senato della Repubblica e sono certa di poter portare anche la vostra, colleghi. Il sovrintendente Mario Vece, infatti, nell’esercizio delle sue funzioni, per garantire la nostra sicurezza è stato vittima di un incidente gravissimo che ovviamente sconvolgerà per sempre la sua vita a quella dei suoi famigliari. Ovviamente sono criminali senza animo i responsabili dell’attentato, persone che ritengono che la lotta politica vada fatta con il sangue e la distruzione, soggetti malavitosi che, secondo le dichiarazioni riportate sulla stampa, come avete visto, farebbero capo ad ambienti anarco-insurrezionalisti che di fatto pensano che la lotta politica vada fatta con il sangue.
Le ferite di Mario Vece sono ferite alla democrazia e alle nostre istituzioni. Non sono nuovi questi soggetti; hanno già colpito a Firenze, hanno usato il medesimo sistema di ordigni esplosivi contro sedi dell’organizzazione di estrema destra CasaPound, ma non è questo il punto. Il punto è che la lotta politica deve essere civile. È una lotta che deve essere svolta con le parole, con gli argomenti e non certamente con queste modalità che sono inaccettabili.
Concludo qui il mio intervento, Presidente. Volevo sono manifestare la vicinanza del Senato della Repubblica all’artificiere Mario Vece affinché nessuno, nel vortice delle notizie che si sovrappongono giorno dopo giorno, dimentichi la storia di quest’uomo che comunque ha compiuto tale sacrificio per proteggere noi, tutti noi, come tanti poliziotti, come le Forze dell’ordine fanno ogni giorno con un elevato rischio personale.
Noi, dopo la notizia, ce ne dimentichiamo, ma in ospedale c’è un uomo che sta soffrendo moltissimo e la sua famiglia, oltretutto, vive a Salerno e quindi ha anche problemi di natura economica per poter stare a Firenze ed assisterlo in un momento così tragico. (Applausi dal Gruppo PD e dei senatori Giovanardi e Orellana).