Con 173 sì e 53 astensioni l’Assemblea di Palazzo Madama -nella seduta antimeridiana di giovedì 3 novembre – ha approvato il ddl n. 2233 recante misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato. Il testo passa alla Camera dei deputati.
Il disegno di legge – collegato alla manovra di finanza pubblica – concerne i rapporti di lavoro autonomo (Capo I) ed il lavoro agile, definito come una modalità specifica “di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato” (Capo II); il disegno di legge reca, inoltre, disposizioni finanziarie finali (di cui al Capo III).
La principale novità del provvedimento riguarda la promozione del lavoro agile o smart working allo scopo di “incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”. Un nuovo approccio all’organizzazione aziendale, in cui le esigenze individuali del lavoratore si adattano a quelle dell’impresa. Un lavoro per obiettivi, più flessibile, che grazie all’impiego delle tecnologie digitali, e sulla base di un accordo diretto tra datore di lavoro e lavoratore, da la possibilità ai dipendenti di lavorare fuori dai locali dell’impresa mantenendo gli stessi diritti e trattamenti economici di chi svolge le stesse mansioni all’interno dell’azienda. Nel ddl sono previste inoltre maggiori tutele nelle transazioni commerciali e contro i ritardi nei pagamenti, la deducibilità delle spese di formazione e agevolazioni per l’accesso alla formazione permanente, è anche previsto l’assegno di maternità senza astensione obbligatoria e la possibilità per i liberi professionisti di aggregarsi in “reti, consorzi o forme associate”, anche temporanee, per accedere più facilmente ai bandi di gara o appalti.
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