“Sono molto soddisfatta che il mio emendamento sia stato accolto e che la legge di stabilità preveda lo stanziamento di fondi per l’assunzione di 200 nuovi ricercatori per il Cnr e gli enti pubblici di ricerca. Queste assunzioni, pur nelle carenze di bilancio, sono la prova che maggioranza e governo credono nei risultati già consolidati e nelle potenzialità ancora enormi del sistema di ricerca pubblico, che così si rilancia per contribuire ancora di più alla ripresa italiana.”
E’ quanto dichiara la senatrice Rosa Maria Di Giorgi, responsabile nazionale ricerca Pd e prima firmataria dell’emendamento alla legge di stabilità che prevede assunzioni per 200 ricercatori degli enti e delle istituzioni di ricerca finanziati dal ministero dell’Istruzione. Il finanziamento previsto per gli enti e istituzioni di ricerca è di 8 milioni di euro per il 2016 e di 9,5 milioni di euro a decorrere dal 2017.
“Ora, insieme alle misure per le Università – prosegue Di Giorgi – si può continuare ad essere ambiziosi per un lavoro che serve al sistema economico, industriale e sociale nel suo complesso. Ora è necessario impostare il lavoro per dare una nuova governance alla ricerca pubblica con strategie certe e un coordinamento che può far capo soltanto alla Presidenza del Consiglio, unico soggetto in grado di predisporre un piano nazionale della ricerca che metta in sintonia tutte le risorse attualmente distribuite tra i vari ministeri dedicate alla ricerca e le risorse private che anche attraverso il credito d’imposta sono messe in campo dalle imprese italiane.
I complessivi mille ricercatori, tra università e enti pubblici di ricerca, e i 500 professori a chiamata diretta per le nostre università sono il segnale preciso che questo governo vuole dare e la risposta precisa a tutti coloro che non colgono il cambiamento di rotta che abbiamo impresso nell’ambito della formazione e della ricerca scientifica, incrementando finalmente risorse e personale e non diminuendo fondi come accaduto in passato. Aver raccolto questa esigenza fondamentale e avere nuove professionalità per gli enti di ricerca è il segnale che l’innovazione scientifica non viene dimenticata, al contrario di quanto successo per troppi anni.”