Le mie riflessioni sui Ddl relativi al rinnovo dei mandati Coni e al tesseramento dei minori stranieri nelle società sportive

Le mie riflessioni sui Ddl relativi al rinnovo dei mandati Coni e al tesseramento dei minori stranieri nelle società sportive

Due provvedimenti molto importanti per il mondo dello sport, che hanno il pregio di colmare le lacune normative vigenti e garantire i principi democratici dell’alternanza e della trasparenza, sono stati approvati nella 7a Commissione Cultura e Istruzione del Senato.

Mi riferisco anzitutto al disegno di legge che stabilisce nuove norme per il rinnovo dei mandati degli organi Coni e delle federazioni sportive nazionali.

Gli organi dirigenti del Coni, delle federazioni sportive nazionali ed degli enti di promozione sportiva, a tutti i livelli, possono restare in carica per un massimo di due mandati quadriennali. La proroga del terzo mandato è possibile soltanto nel caso in cui uno dei due precedenti abbia avuto durata inferiore a due anni ed un giorno.

L’obiettivo è quello di garantire, tramite una disciplina uniforme e chiara sia per le strutture nazionali che per quelle territoriali degli enti e delle organizzazioni che gestiscono lo sport in Italia, una giusta alternanza e il ricambio entro limiti temporali certi (otto anni) degli alti vertici societari.

Un grande traguardo è stato poi raggiunto con l’approvazione del provvedimento che contiene disposizioni per favorire l’integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l’ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva.

Indubbiamente si tratta di un grande esempio di civiltà volto a favorire l’integrazione degli stranieri nel nostro Paese e a garantire loro maggiore coesione sociale.

Il disegno di legge, infatti, intende assicurare il tesseramento dei minori stranieri residenti in Italia presso le società sportive appartenenti alle federazioni nazionali applicando le stesse procedure previste per i cittadini italiani.

Lo ius soli sportivo ha un valore morale e sociale altissimo. E’ una misura che punta a favorire l’integrazione sociale, valore fondamentale nel mondo dello sport e nella nostra società.

A dimostrazione di ciò, dall’inizio degli anni Cinquanta negli Stati Uniti, la psicologia sociale e in particolare gli studi sull’osservazione dei gruppi hanno sviluppato innumerevoli tesi a favore dell’integrazione sociale tramite la pratica sportiva. Lo sport e prima ancora l’attività ludica coinvolgono il gruppo in maniera naturale e senza pregiudizi, stimolando la crescita dell’organizzazione e del singolo individuo. Esso ha quindi un considerevole potenziale educativo: contribuisce alla promozione delle capacità personali, all’aumento di consapevolezza di valori sociali e può fungere come mezzo per contribuire all’integrazione sociale. Non a caso l’attività fisica viene utilizzata anche per promuovere importanti valori come il senso di responsabilità, il rispetto, lo spirito di gruppo, il fair play, e soprattutto la tolleranza, fattore sempre più importante nei contesti multietnici o multiculturali in cui viviamo.

La promozione delle politiche di integrazione attraverso la disciplina sportiva, nel rispetto dei valori della Costituzione Italiana, diventa dunque uno strumento prioritario per favorire la convivenza dei cittadini italiani e stranieri e consentire la loro partecipazione alla vita economica, sociale e culturale del Paese.

A sua volta lo sport, attraverso il ruolo trainante e i valori educativi che lo animano, contribuisce in modo efficace nel processo di diffusione della cultura del rispetto per gli altri e per le diversità.

Come sottolineato dal Consiglio dell’Unione Europea, lo sport è fonte e motore di inclusione sociale e viene riconosciuto come strumento eccellente per l’integrazione delle minoranze e dei gruppi a rischio di emarginazione sociale.

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