Si è riunito giovedì 11 giugno a Palazzo Chigi il Consiglio dei Ministri, sotto la presidenza di Matteo Renzi.
Su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, il Consiglio ha approvato, in via definitiva, un decreto legislativo del Jobs Act recante misure per conciliare le esigenza dei tempi di cura parentali, vita e lavoro.
Il decreto interviene, innanzitutto, sul congedo obbligatorio di maternità, al fine di rendere più flessibile la possibilità di fruine in casi particolari come quelli di parto prematuro o ricovero del neonato. A tal fine è prevista l’estensione massima dell’arco temporale di fruibilità del congedo parentale dagli attuali 8 anni di vita del bambino fino a 12.
E’ previsto che sino al sesto anno di età del bambino (invece del terzo previsto fino ad oggi) le lavoratrici e i lavoratori abbiano diritto di fruire del congedo con un’indennità pari al 30% della retribuzione. Per le famiglie meno abbienti tale beneficio può arrivare sino a 8 anni.
In materia di congedi di paternità, viene invece estesa a tutte le categorie di lavoratori, e quindi non solo per i lavoratori dipendenti come attualmente previsto, la possibilità di usufruire del congedo da parte del padre nei casi in cui la madre sia impossibilitata a fruirne per motivi naturali o contingenti.
Il provvedimento prevede, inoltre, che in assenza delle determinazioni contrattuali ciascun genitore possa scegliere la fruizione del congedo parentale su base oraria (anziché giornaliera) “in misura pari alla metà dell’orario medio giornaliero del periodo di paga quadrisettimanale o mensile immediatamente precedente” all’inizio del congedo parentale. In tal caso è esclusa la cumulabilità con permessi o riposi.
Quanto al riordino degli ammortizzatori sociali, il Consiglio ha previsto delle modifiche in merito all’uso della cassa integrazione che tra ordinaria e straordinaria avrà una durata massima di 24 mesi (30 per le imprese edili) in un quinquennio mobile, contro i 48 mesi della condizione attuale. Il tetto sale a 36 mesi invece con il ricorso alla solidarietà.
Sono previsti ulteriori 6 mesi aggiuntivi e un fondo di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018 nei casi in cui l’impresa cessi l’attività produttiva e sussistano concrete prospettive di rapida cessione dell’azione e di un conseguente riassorbimento occupazionale.
La durata massima della Naspi rimane la stessa, 24 mesi, ma sarà estesa oltre il 2016.
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