Lotta alla corruzione

Lotta alla corruzione

L’urgenza di una legge contro la corruzione è sotto gli occhi di tutti. Le recenti cronache fanno comprendere come sia da rivedere anche la legge sugli appalti, con le deroghe che prevede, perché l’efficienza non può cancellare le esigenze di trasparenza.

Non entro nel merito dell’inchiesta e degli arresti romani, ma alla giustizia si chiede di lavorare bene e presto, chiarendo le singole posizioni.  La politica fa la sua parte con l’approvazione della
normativa sulla corruzione e rivedendo i tempi della prescrizione dei reati. Si stima che la corruzione costi all’Italia circa 60 miliardi di euro l’anno ed è un costo che non ci possiamo più permettere.

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della Giustizia,  ha approvato ieri, 12 dicembre,  delle norme che saranno inserite nel disegno di legge di riforma della normativa penale sostanziale e processuale, con le quali si mira a inasprire la normativa di repressione in materia di corruzione, per un più efficace contrasto giudiziario del grave fenomeno criminale.

In particolare, si inaspriscono le pene del delitto di corruzione propria (pena minima 6 anni, pena massima 10 anni) anche al fine di aumentare i tempi di prescrizione del reato. Con l’aumento della pena minima, inoltre, si tende ad evitare che il processo possa concludersi, scegliendo il patteggiamento, con l’applicazione di pene talmente modeste da non apparire adeguate alla gravità del fatto.

La normativa, inoltre, migliora il già efficace strumento della cosiddetta confisca allargata, prevedendo che il provvedimento conservi efficacia anche quando nei successivi gradi di impugnazione sia sopravvenuta una causa estintiva del reato oggetto di accertamento.

Stabilisce, poi, che l’imputato, per chiedere il patteggiamento o l’emissione di condanna a pena predeterminata, debba restituire l’integrale ammontare del prezzo o del profitto del reato contestatogli, venendo meno in caso contrario l’ammissibilità della richiesta di definizione anticipata del giudizio. Ciò al fine di assicurare che il profitto di questi gravi delitti sia sempre oggetto di recupero a fini di confisca.