“Il nuovo viene dall’universo femminile? Sarà un Rinascimento per la nostra identità culturale?” Il mio intervento

“Il nuovo viene dall’universo femminile? Sarà un Rinascimento per la nostra identità culturale?” Il mio intervento

Bella iniziativa promossa dal Lyceum Club Firenze – Sezione Scienze e agricoltura lunedì 14 aprile a Palazzo Giugni Fraschetti di Firenze. Un appuntamento fra intervista e dialogo aperto, con la brava Laura Gianni, cronista della Nazione. Il tema dell’incontro era “Il Nuovo viene dall’Universo femminile? Sarà un Rinascimento per la nostra identità culturale?”, di seguito un estratto del mio intervento.

L’universo femminile deve poter contare di più, in ogni ambito della società.

Se non sei a tavola, sei nel menu” è un modo di dire utilizzato nella politica statunitense. Significa che se non ci sono donne in politica i diritti e le politiche delle donne per le donne non saranno prese in considerazione. Bisogna  partecipare ai tavoli che contano per poter  proporre il proprio punto di vista e ottenere risultati.

Più che di pari opportunità si dovrebbe parlare di uguaglianza.

Infatti, la Commissione  Europea, nel Piano di azione “Strategia per la parità tra donne e uomini 2010/2015” ha indicato le priorità e ha rilevato la necessità di disporre di un “indice per misurare l’uguaglianza di genere” .

La Strategia per la parità si basa su alcuni punti principali:

  • indipendenza economica  fino al raggiungimento dell’obiettivo del 75% di donne che lavorano
  • salario uguale  a quello degli uomini per lo stesso lavoro
  • parità nei processi decisionali
  • diritto alla propria dignità e integrità fisica, ponendo fine alla violenza di genere
  • rispetto della parità di genere  nei rapporti con i Paesi terzi

Un aspetto importante sul quale è da qualche tempo maggiore l’attenzione delle istituzioni è il contrasto della violenza sulle donne; sin dalle scuole, nel comune di Firenze, viene svolta un’attività per sviluppare una cultura di rispetto delle donne, perchè le ragazze, sin da giovanissime, non devono in alcun modo sminuire anche forme di violenza che sembrano banali (uno spintone, uno schiaffo, un calcio), nè tollerarle, ma denunciarle.

A Firenze e in Toscana, a cura delle istituzioni, sono state realizzate strutture per proteggere e nascondere le donne maltrattate e i loro figli; da poco tempo è presente anche il Centro che accoglie uomini maltrattanti  perchè possano uscire dal percorso di violenza.

Rispetto all’indice di misurazione della parità, l’Unione Europea si colloca, su una media di 54 punti (su 100 che corrispondono alla piena parità), perciò in una posizione di metà cammino. L’Italia  ha un indice pari a 40,9  mentre la Danimarca è a 73,6  – la Francia  al 57,1 e la Romania al 35,3.

Per migliorare la situazione delle donne in Italia, sono state adottate numerose norme, a partire dal Codice per le pari opportunità (2006) alle recenti leggi per garantire la presenza delle donne nei Consigli di Amministrazione e nei Consigli comunali.

Le norme per garantirne la presenza nei Consigli di Amministrazione hanno prodotto primi significativi risultati, così come nelle Aziende partecipate, in particolare anche nel Comune di Firenze, dove era già tempo prevista la parità di genere.

In ambito italiano, secondo quanto indicato nel rapporto Consob, presentato nello scorso mese di novembre, il 17% dei posti di consigliere è ricoperto da donne (a fine  2011 erano il 7,4 %) e in 198 imprese (135 a fine 2011) almeno una donna siede nel consiglio di amministrazione. La diversità di genere è diventata una realtà diffusa: quattro consigli su cinque hanno entrambi i generi rappresentati.

Questi numeri sono il risultato della legge 120/2011 (cosiddetta Golfo-Mosca) che ha introdotto in Italia l’obbligo temporaneo di rispettare un’equa rappresentanza di genere nei consigli di amministrazione e collegi sindacali delle società quotate e partecipate pubbliche. La quota di rappresentanza di genere è fissata al 20 per cento per il primo mandato e al 33 per cento per i successivi due.

L’introduzione delle quote è stata determinante per raggiungere una maggiore presenza femminile ai vertici delle società. Come è stato dimostrato in altri Paesi europei, dove la presenza delle donne è più diffusa, vi sono state ricadute benefiche sia all’interno delle società amministrate che all’esterno, in termine di accrescimento dell’occupazione femminile.

Per quanto riguarda la parità di genere nelle istituzioni, la legge 215/2012 ha previsto disposizioni volte a promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali.La novità più significativa è la modifica della legge per l’elezione dei consigli comunali con l’introduzione di misure volte a rafforzare la presenza delle donne, ma di notevole rilievo sono anche gli interventi volti a consolidare la parità di genere nelle giunte e, più in generale, in tutti gli organi collegiali non elettivi di comuni e province.

Uno dei maggiori ostacoli alla parità sono le difficoltà delle donne a rientrare nel mondo del lavoro dopo la maternità.

Anche il problema della conciliazione della vita lavorativa con quella familiare non è finora stato affrontato in modo sufficiente.

Nel Jobs Act, sono contenute diverse deleghe, tra queste vi è quella  la delega che ha la finalità di contemperare i tempi di vita con i tempi di lavoro dei genitori.

In particolare, l’obiettivo che il Governo vuole raggiungere è quello di evitare che le donne debbano essere costrette a scegliere fra avere dei figli oppure lavorare.

A tal fine  nel Disegno di Legge sono individuati principi e criteri direttivi:

a) introdurre a carattere universale l’indennità di maternità, quindi anche per le lavoratrici che versano contributi alla gestione separata;

b) garantire, alle lavoratrici madri parasubordinate, il diritto alla prestazione assistenziale anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro;

c) abolire la detrazione per il coniuge a carico ed introdurre il tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito familiare;

d) incentivare accordi collettivi volti a favorire la flessibilità dell’orario lavorativo e l’impiego di premi di produttività, per favorire la conciliazione dell’attività lavorativa con l’esercizio delle responsabilità genitoriali e dell’assistenza alle persone non autosufficienti;

e) favorire l’integrazione dell’offerta di servizi per la prima infanzia forniti dalle aziende nel sistema pubblico – privato dei servizi alla persona, anche mediante la promozione del loro utilizzo ottimale da parte dei lavoratori e dei cittadini residenti nel territorio in cui sono attivi.

Proprio nell’ambito dei servizi per l’infanzia, è da sottolineare che la realtà fiorentina e toscana riguardante la realizzazione dei nidi e l’idea che già dal terzo anno i bambini sono inseriti in un percorso educativo non sono affatto scontate in altre regioni e comuni italiani. Gli stessi nidi privati presenti a Firenze sono rigorosamente disciplinati dal Comune che effettua verifiche a campione e ne dispone la chiusura se privi dei requisiti.

Guardando al di fuori dei nostri confini,  per esempio, la Francia ha in preparazione una legge quadro per l’uguaglianza tra donne e uomini che contiene alcuni aspetti interessanti:

  • congedo di paternità esteso a sei mesi, con assegno garantito dallo Stato
  • garanzia statale sugli alimenti che spettano al genitore separato, con facoltà di rivalersi da parte dello Stato
  • divieto alle aziende che non rispettano l’uguaglianza uomo donna (per esempio pagando di più l’uomo, a parità di lavoro) non potranno partecipare alle gare per appalti pubblici.

Anche nel mondo delle nuove tecnologie la presenza delle donne non è significativa: in Italia pochissime ragazze scelgono una specializzazione informatica; a livello europeo esiste un network molto attivo, l’European Centre for Women and Technology che è nato proprio con  lo scopo di promuovere  una maggiore presenza di ragazze nei percorsi  di studio  e di lavoro nell’ambito delle ICT  e di integrare una prospettiva di genere nelle politiche per l’innovazione.

Qui entra in campo, per il nostro Paese, anche  l’Agenda digitale. Occorre ridurre il digital divide di genere per fare spazio al capitale femminile e far diventare il digitale  uno strumento di inclusione, favorendo, per esempio, il telelavoro. Questa modalità di lavoro potrebbe incidere in modo benefico anche sul tessuto urbano,in termini di minori spostamenti  e di risparmio di  risorse.

Se si pensa ad un nuovo Rinascimento, non si può non tener conto di un nuovo equilibrio vita/lavoro che tenga conto della visione di genere e quindi di una identità culturale dove donne e uomini siano sullo stesso piano di parità.