A proposito di parità di genere

A proposito di parità di genere

Pubblico di seguito una raccolta di articoli che riportano le mie dichiarazioni e le mie posizioni sulla materia.

Senatrici Pd: Parità è qualità della democrazia
Ci auguriamo che FI in Senato rifletta

“La questione della parità di genere riguarda la qualità della nostra democrazia e va ben al di là del merito degli emendamenti discussi e bocciati ieri alla Camera sulle ‘quote’. Quegli emendamenti non rappresentavano una concessione da strappare, ma rappresentavano l’idea di una rappresentanza più avanzata, come ci ricorda l’articolo 51 della nostra Costituzione laddove stabilisce che la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini. Di questo, come senatrici del Pd, vogliamo continuare a discutere quando la riforma della legge elettorale approderà a Palazzo Madama e ci auguriamo che anche all’interno di Forza Italia, dove ieri si è sviluppato un significativo dibattito, prevalga la consapevolezza che la questione della parità di genere non è questione che può essere delegata esclusivamente a patti politici, pur importanti e necessari, ma riguarda il livello della nostra democrazia”.
Lo affermano le senatrici del Pd Rosa Maria Di Giorgi, Stefania Pezzopane, Silvana Amati, Josefa Idem, Francesca Puglisi e Daniela Valentini.

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Riforma elettorale

Di Giorgi: riproporremo le quote rosa l’abolizione del Senato stupirà tutti

Già pronto un emendamento per la parità nelle liste tra i due sessi al 50%

Intervista di Alessandra Chello – Il Mattino

Insomma, onorevole Di Giorgi, alla fine il Pd non ha retto sulle quote rosa…
«Non c`è dubbio che abbiamo provato una forte delusione. Il fatto che siano mancati dei voti ci ha spiazzato. Quanto alla spaccatura, siamo un partito che è abituato ormai a digerire molte cose anche quelle più indigeste. Avevamo un accordo sulle riforme da fare e Berlusconi che cerca di non concedere nulla sul fronte femminile che a loro è sempre stato inviso, mette in difficoltà noi che invece siamo da sempre stati in sintonia con le linee più progressiste dell`Unione Europea».
Questa frattura non finirà per lasciare ferite trai democratici? Si potranno sanare in Senato oppure no?
«Il nodo della parità va tenuto separato dal capitolo Italicum che invece passerà sia alla Camera che al Senato. Quella sulla parità di genere è una battaglia che va fatta. Spero che la riflessione dentro Forza Italia possa portare ad un avanzamento. Abbiamo fiducia che il voto palese a Palazzo Madama metta qualcuno più in difficoltà anche nelle fila del mio partito. Spero davvero ci sia un passo avanti. Ed è proprio in Senato che vanno ritrovati i numeri per avere successo in questa battaglia di civiltà. La nostra è una crociata culturale perché la non parità la sentiamo come una rinuncia pesante. Si tratta di un punto importante del nostro percorso storico anche generazionale. Noi democratiche siamo state formate seguendo principi come questo e per noi ha un senso più profondo rispetto a tante colleghe più giovani che sono alla Camera. Anzi. Anche le donne del Movimento Cinque Stelle che sono tante in Senato potrebbero cercare di convincere Grillo esattamente come quelle di Forza Italia dovrebbero fare con Berlusconi».
Ci sono margini per modifiche?
 «Certo. Stiamo mettendo a punto un emendamento che presenteremo la prossima settimana. Conterrà essenzialmente due punti chiave. Il primo riguarda la parità al 50% il secondo l`alternanza nelle liste».
Con la prospettiva del nuovo Senato che avanza non si sente un po`…a tempo?
 «Di una cosa sono certa: stupiremo l`Italia perché saremo i protagonisti di una buona trasformazione del Senato. Stiamo lavorando per mettere a punto il mix di funzioni. Avrà poteri sulle leggi di maggior rilievo, una sorta di doppia lettura. Ma tutto nel nome dell`agilità. Si tratterà di una camera alta che farà il lavoro di collegamento con l`Ue; eserciterà un controllo funzionale e al cui interno prevediamo la presenza delle autonomie locali. Ci sarà una fortissima riduzione dei componenti. Vi siederanno i presidenti delle Regioni, ma è possibile ci sia anche un certo numero di senatori che saranno tali per ventiquattrore al giorno. Sappiamo che Renzi prepara una bozza molto aperta al nostro lavoro…».
Nostalgia per la fine di un pezzo di storia politica del Paese?
«Non c`è spazio per la nostalgia. Questo è un passaggio che andava fatto per mettere la parola fine al bicameralismo perfetto che davvero non era più condivisibile».
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Di Giorgi: “La risolviamo al Senato. Ma Boschi doveva parlare”
“Il premier agisce nell’ambito di una maggioranza allargata che darà i suoi frutti, ma ha anche dei costi. Brunetta e Verdini non hanno ceduto”

Intervista di Claudia Fusani – l’Unità

«La parità di genere diventerà legge al Senato».
E perché mai visto che il Pd l`ha affossata alla Camera dove avete ampia maggioranza?
«I partiti stanno riesaminando le loro posizioni per recuperare la rottura di ieri. Il premier Renzi è la dimostrazione nei fatti, e non a proclami, del coinvolgimento delle donne nelle giunte e nei consigli di amministrazione. Non ci sono dubbi circa il suo convincimento. E poi, tanto vale ammetterlo:al Senato non c`è il voto segreto e giochi e giochetti saranno più difficili». Fiorentina, ricercatrice del Cnr, ex assessore della giunta Renzi, Rosa Maria Di Giorgi è stata eletta al Senato un anno fa ed è membro della Commissione parlamentare per la semplificazione. L`anagrafe la mette teoricamente fuori dal cosiddetto cerchio-magico renziano. L`esperienza l`ha fatta però essere tra le prime fedelissime del giovane sindaco.
Delusa per il voto alla Camera?
«È stata un`occasione persa che ha generato grande delusione. Non parliamo di quote meno che mai di colore rosa. È stata bocciata una norma che doveva correggere una grave discriminazione di genere in nome delle garanzie e dei diritti».
C`è un problema di diritti negati. Ma c`è anche un problema politico. Le deputate del Pd lunedì sera hanno protestato e lasciato l`aula. Condivide?
 «In genere non amo i gesti eclatanti. Credo che non l`avrei fatto. Detto questo la sconfitta non è stata del Pd ma del Parlamento in genere e dell`Italia. Nel 2014 non siamo ancora in grado di votare una legge che garantisca alle donne pari accesso alla cariche politiche da cui discendono leggi e regole per la vita quotidiana di madri, mogli e donne altrimenti dimenticate».
Se Renzi è un sostenitore della parità di genere, perché non l`ha pretesa dal suo gruppo parlamentare?
«In questo caso il premier non agisce da solo ma nell`ambito di una maggioranza allargata che darà dei benefici perché sosterrà le riforme, ma ha anche dei costi perché costringe a compromessi. Insomma, è noto che Forza Italia e i suoi ambasciatori Brunetta e Verdini non hanno inteso cedere su questo punto e il premier non poteva cambiare unilateralmente l`intesa. È una questione di parole date».
Il fine giustifica i mezzi. C`era però l`accordo sul terzo emendamento che bloccava in percentuali del 60/40 la presenza di uomini o donne nelle liste. Perchè è saltato anche questo?
 «Si è parlato di questo accordo nei corridoi del Parlamento ma nessuno lo ha codificato. Le deputate di Forza Italia hanno lasciato intendere lunedì pomeriggio che Berlusconi non sarebbe stato contrario. Nel momento in cui è stata deciso di lasciare libertà di coscienza al voto in aula, è stato chiaro però che nessuno degli emendamenti sarebbe passato».
Libertà di coscienza e voto segreto in un`aula a netta maggioranza maschile sanno di presa in giro. Non crede?
«È vero. Ma ripeto: quel patto non poteva essere cambiato unilateralmente».
Torniamo al problema politico. Sono mancati 60 voti, quelli del Pd. Perchè non ha votato compatto?
«Diciamo che nel voto segreto si è potuta consumare qualche rivincita. È chiaro che qualche deputato nemico ha dichiarato in un modo e votato in un altro».
Il nodo dei franchi tiratori. Oggi le preferenze non sono passate per soli 10 voti. E Guerini ha chiamato in aula il governo per avere tutti i voti. Scene che si vedevano ai tempi di Prodi.
«Il recinto della maggioranza è quello che sappiamo, e il Parlamento è quello nato da un sostanziale equilibrio di tre forze. Però chiamarli franchi tiratori è concettualmente sbagliato: c`era libertà di coscienza, non il vincolo di voto. Vuol dire, piuttosto, che anche nel Pd c`è stato chi ha votato secondo coscienza contro i diritti delle donne».
Molte parlamentari si sarebbero aspettate un segnale forte e chiaro dal ministro Maria Elena Boschi che invece ha taciuto.
«È mancata, in questo difficile passaggio, una sua parola. Credo che un risultato l`abbia comunque ottenuto, ossia aver spuntato la libertà di coscienza. Ma non c`è dubbio che ci siano momenti in cui, pur con la prudenza per il ruolo istituzionale ricoperto, si possano dare segnali chiari di consenso. Questo era uno di quei momenti».
Il Senato correggerà l`Italicum? 
«Introdurremo la parità di genere. Stiamo già lavorando al testo. Puntiamo sull`alternanza, un uomo e una donna o viceversa. La cosa migliore. Circa i voti, noi donne del Pd siamo 42 su un totale di 107 e i nostri senatori si sono già pronunciati complessivamente in modo positivo. Una riflessione dovrebbe aprirsi anche nel M5S. A palazzo Madama non è previsto il voto segreto e questo potrebbe determinare il cambiamento».
Altre correzioni?
«No, tutto il resto, soglie, sbarramenti, preferenze, appartengono a un patto che non può più essere messo in gioco».

 

Elezioni Europee
Di Giorgi: Parità di genere può determinare nuovo processo culturale

“Il dibattito che stiamo svolgendo oggi al Senato prelude a quello sulla legge elettorale che avverrà nei prossimi giorni. Ciò che avvenuto ieri alla Camera ha lasciato l’amaro in bocca, quel voto mancato sulla parità di genere è stato una grande sconfitta e un gravissimo vulnus per la nostra democrazia. In quest’aula dovremo assolutamente recuperare”. Lo ha affermato la senatrice del Pd Rosa Maria Di Giorgi intervenendo nell’Aula del Senato sul provvedimento per la promozione dell’equilibrio di genere nella rappresentanza politica alle elezioni per il Parlamento europeo.
“Questo è un provvedimento molto importante – continua – è un pezzo di quel percorso che abbiamo il dovere di portare avanti in questa legislatura. Nel Parlamento europeo c’è una presenza femminile del 36%, nel Parlamento italiano le donne sono appena il 23%. Questa percentuale ci inserisce al 25esimo posto in una potenziale classifica degli stati membri. Ecco perché il nostro dovere è di non perdere nessuna occasione. Anche il solo parlare di quote rosa dimostra arretratezza: non si tratta di stabilire le solite riserve indiane ma di garantire un sano principio di civiltà. Ma l’Italia sconta un deficit culturale che le ha impedito di garantire un’adeguata rappresentanza di genere sia nelle istituzioni politiche che nel complesso delle posizioni apicali della nostra società. Credo dunque – conclude Di Giorgi – che questa legge per l’equilibrio di genere per le elezioni Europee possa determinare un nuovo processo culturale, di democrazia e di affermazione dei diritti che è così necessario per il nostro Paese”.