Cui prodest? A volte sarebbe bene chiederselo, a chi conviene mettere in discussione un sindaco che ha lavorato e sta lavorando bene per la propria città. Non ai fiorentini, che questo sindaco lo hanno scelto con le primarie del 2009 e che gli hanno tributato un plebiscito nel voto per il segretario nazionale del Pd, con 37 mila voti e circa 80 % di consensi. Era l’8 dicembre, non un secolo fa.
Forse alle opposizioni, preoccupate per l’ennesima sconfitta e questo potrebbe anche sembrare logico. In realtà a invocare a gran voce una nuova consultazione popolare per indicare il nome del futuro candidato a primo cittadino è una parte del suo stesso partito. Non il Pd, certo, ma una piccola frangia in cerca di visibilità, che fatica a riconoscere i meriti che hanno portato Matteo Renzi a un successo travolgente e che in crisi di idee invoca nuovamente le urne. Le primarie sono un grande strumento di democrazia e di partecipazione, il Pd lo sa bene, ma verrebbe anche da dire che il troppo stroppia.
Alcune scelte dell’amministrazione fiorentina sono divenute in questi anni un esempio per tutti, come il piano strutturale a volumi zero, le politiche per gli asili nido e l’istruzione, su cui si è investito nonostante i tagli dei trasferimenti statali per garantire il livello sia qualitativo che quantitativo dei servizi, le politiche del welfare, l’attenzione alla qualità della vita, con grandi pedonalizzazioni del centro storico e nuovi giardini e, non ultima, anche la soluzione adottata per Ataf, con la privatizzazione del trasporto pubblico, divenuta modello per altri comuni. E allora?
Certo, un secondo mandato non si concede ad occhi chiusi, anche se in passato è stato fatto, e quindi ci siamo affidati al voto della direzione e dell’assemblea cittadina del Pd che ha confermato la fiducia a Matteo Renzi. Ma c’è chi non si rassegna, c’è chi sbatte la porta e critica la scarsa democrazia, finendo per asservire l’anima della parola all’interesse personale, senza rendersi conto che le liti di condominio non interessano i cittadini. Firenze ha bisogno di guardare avanti, di investire sulla strada intrapresa, con un Pd che collabora con il suo sindaco per elaborare lo sviluppo cittadino dei prossimi cinque anni, che imposta un programma condiviso con altre forze politiche. Un Pd compatto, forte, per sostenere il rinnovamento di una città che sta disegnando il suo futuro.