La mia dichiarazione di voto per il Gruppo PD in merito al decreto Cultura

La mia dichiarazione di voto per il Gruppo PD in merito al decreto Cultura

Mi è stata affidata la dichiarazione di voto del Gruppo del Pd in merito al decreto “Cultura” approvato dall’aula del Senato.
Questo il testo completo del mio intervento:

Onorevoli Senatrici, onorevoli Senatori, Signor Ministro,

Valore Cultura. Il Governo ha scelto di presentarlo così questo decreto e abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Abbiamo pensato che finalmente “L’Italia s’è desta” apprezzando molto il fatto che questo sia tra i primi grandi provvedimenti dell’attuale Governo.

Affrontare il tema della cultura è infatti urgente, molto urgente in Italia. E con urgenza il Ministro si è messo al lavoro per portare questo provvedimento all’attenzione del Parlamento. Certo, cari colleghi, questa è l’Italia delle urgenze, e proprio per affrontarle è nato il Governo Letta, sorretto da questa coalizione. Un Governo che ha il problema dell’IMU, il problema dell’IVA, il problema degli esodati, della disoccupazione, con numeri che ancora qualche tempo fa sarebbero sembrati inimmaginabili per il nostro paese, ma il Partito democratico ha voluto aggiungere tra le prime azioni di governo, tra le vere priorità per il rilancio, per il volo (voglio chiamarlo così) dell’Italia, la cultura, la scuola, l’Università e la Ricerca.

Sono provvedimenti già in aula, come questo, e provvedimenti che arriveranno tra pochi giorni. Il Partito democratico è molto soddisfatto di questa agenda. E’ l’agenda che abbiamo proposto nelle nostre campagne elettorali, l’agenda che avevamo promesso agli Italiani, le priorità che avevamo messo in campo nel momento in cui abbiamo appoggiato questo Governo.

E il Governo ha risposto all’appello, con puntualità e con coraggio. Il coraggio di scegliere di intervenire con misure che ridanno linfa a ciò che per troppo tempo altri Governi hanno trascurato. Sì, colleghe senatrici e colleghi senatori, sono state trovate risorse importanti, certo non ancora sufficienti, ma comunque capaci di consentirci di dare un colpo d’ala alla politica del nostro paese, di dare un forte segno di discontinuità e soprattutto di dare un messaggio forte a tutti i nostri cittadini e cittadine, ossia che per noi la cultura è importante e che deve eesserlo anche per loro.

Non era facile, caro Signor Ministro, fare un decreto che trattasse di Cultura. Da che parte cominciare? Le emergenze erano tante e così le aspettative. Allora innanzitutto c’era da impostare culturalmente l’azione. Il Ministro ce l’aveva spiegato nella sua Relazione ad inizio mandato e si era impegnato a portarci provvedimenti che riportassero l’Italia nel novero dei paesi più avanzati a livello europeo. Sì, riportarci, perché l’investimento in cultura si era vergognosamente immiserito in questi anni. Abbiamo condiviso allora e riconosciamo ora quella sua filosofia, Ministro, l’impostazione che sta alla base del decreto che oggi voteremo. Aggiungo che la condividiamo con convinzione la sua impostazione e che svolgeremo il nostro ruolo di stimolo e di collaborazione in occasione delle future azioni di governo in questo ambito.

Lo faremo come Partito democratico perché riteniamo che alla base di questo provvedimento (come riteniamo che sarà per i provvedimenti futuri) ci sia l’idea giusta e vincente, ossia che garantire e curare i beni e le attività culturali debba essere qualcosa di strutturale, di fondante in una comunità civile. Non una politica di natura settoriale, quindi, ma il substrato essenziale su cui mettere le fondamenta di una democrazia avanzata, come riteniamo debba esser la nostra.

Analogamente ci poniamo in merito alle politiche sulla scuola e sull’Università. E tra poco esamineremo il decreto predisposto dal Ministro Carrozza su cui lavoreremo con la stessa sollecitudine e con la convinzione forte che da qui, necessariamente, si passa per lo sviluppo dell’Italia.

E allora non comprendo, o forse comprendo bene, molto bene, le osservazioni che ho qui sentito da parte dei colleghi del PDL e, certo con motivazioni diverse, da parte anche del Movimento 5 stelle e della Lega. Per i primi una sorta di “ci sto”, ma vediamo. Per gli altri una qualche, come chiamarla, inconsapevolezza? dichiarata del momento economico che stiamo attraversando e della difficoltà cui si è trovato di fronte il Ministro, che ha dovuto scegliere necessariamente una serie di interventi nel mare magnum dell’abbandono in cui versa la cultura italiana e in particolare i beni culturali, Pompei in primis.

E poi la crisi maturata negli anni delle Fondazioni lirico-sinfoniche. Guardate, ne conosco bene la realtà, da amministratore locale che se ne è occupato negli anni, so degli sprechi, della necessità di rigore, e questo caratterizza il decreto, ma, rispetto alle critiche che qui ho sentito in merito ai 75 milioni destinati al cosiddetto salvataggio delle Fondazioni in crisi, richiamo anche al dovere di salvaguardare uno dei patrimoni più riconosciuti e riconoscibili della nostra Italia.

Ricordo qui, e vale per tutti gli interventi contenuti nel decreto, che noi, custodi di un patrimonio così ingente, che deve muovere energie economiche e iniziative di creatività e di valorizzazione, non dobbiamo rendere conto solo all’interno dei nostri confini, ma al mondo intero, a quel mondo che vuole Italia, sente il bisogno della sua cultura – la senatrice Fattorini parlava di fame di cultura italiana all’estero – e la considera e la ama molto più di quanto, purtroppo, non venga fatto all’interno dei nostri confini, appunto.

Sulla base di queste considerazioni ci aspettiamo come Partito democratico, una forte convinzione nel voto a questo decreto cui abbiamo lavorato con passione all’interno della Commissione 7. Per questo il gruppo del PD ringrazia per mio tramite il presidente Marcucci, la capogruppo Puglisi, la sottosegretaria Borletti Buitoni che ci ha seguito attimo per attimo, il Ministro Bray, da cui abbiamo avuto larghe aperture in merito agli emendamenti che abbiamo predisposto e che riteniamo abbiano reso il provvedimento ancora più efficace. Un bel lavoro di squadra con tutti i partiti in Commissione, partiti con cui abbiamo condiviso discussione ed emendamenti, in raccordo con il mondo della cultura e dello spettacolo italiano che si aspetta molto da questo e dai futuri provvedimenti che andremo a predisporre.

Ho detto poc’anzi che un Paese non evolve, non cresce, non ha alcuna prospettiva se i governi non impostano serie politiche volte allo sviluppo della persona, impiegando le necessarie, auspicabilmente ingenti, risorse. Ce lo insegna la storia delle civiltà e lo possiamo vedere analizzando le cifre e le politiche dei paesi più evoluti, dove la crescita economica va di pari passo con gli investimenti nel patrimonio ambientale e culturale e nelle attività legate all’evoluzione della conoscenza in tutte le sue declinazioni. Allora Cultura diventa sinonimo di sviluppo, di crescita. Quindi dobbiamo inquadrare questo tra i decreti per la Crescita. E’ un decreto per i Giovani. E’ un decreto per il Lavoro. E’ un decreto per il Welfare.

E’ per questi motivi che le politiche per la cultura diventano necessariamente parte del welfare di uno Stato, diventano qualcosa di indispensabile per stare bene, diventano qualcosa di cui hai bisogno per respirare, in particolare tu che sei nato in Italia. Quante volte i nostri figli o coloro che passano lunghi periodi all’estero ci raccontano del senso di vuoto che sentono quando ripensano ai nostri monumenti, ai nostri centri storici, all’equilibrio dei nostri siti culturali, alle piazze e ai palazzi d’Italia, nelle piccole e nelle grandi città. E ancora ai beni culturali collocati, direi incastonati, in un paesaggio che sembra tagliato apposta per valorizzarli. Si, parlo proprio di bisogno di bello, bisogno di pensiero e di cultura, bisogno dei saperi da acquisire e da tramandare di padre in figlio, da tramandare alle generazioni che verranno e che hanno il diritto di avere in consegna un patrimonio che noi doverosamente dobbiamo curare per loro, attraverso le testimonianze storiche di cui è tanto ricco il nostro Paese e attraverso i luoghi della memoria, gli archivi, le biblioteche, i Musei, che raccontano di noi, della nostra antica e preziosa civiltà.

Il destino dell’Italia si gioca proprio su questo fronte. Innanzitutto la conoscenza, la formazione dei cittadini. Uomini e donne che sanno di vivere in un luogo unico al mondo e che pretendono che questo luogo, costituito da tanto patrimonio culturale e da tanta tradizione culturale, si mantenga e venga valorizzato, perché diventi ricchezza per tutti. Per coloro che vivono qui, quindi, ma anche per il resto del mondo.

Questa è la ulteriore sfida che abbiamo. Badate bene, è una sfida antica, che ha interessato tutti coloro che hanno avuto responsabilità di governo prima di noi, ma ora tocca proprio a noi, colleghi senatori, a noi della XVII legislatura mettere a punto questo decreto che l’Italia aspetta da oltre venti anni. Siamo noi che dobbiamo varare con il Governo un decreto che ci colloca, con onore, tra coloro che hanno fatto “qualcosa” per mantenere e valorizzare il nostro patrimonio artistico e culturale e i nostri luoghi dello spettacolo e della creatività contemporanea. Abbiamo noi oggi la responsabilità, in Parlamento, di mettere il nostro tassello nel mosaico. Di fare la nostra parte.

Il decreto è coerente con quanto fin qui ho delineato, infatti predispone strumenti efficaci per proteggere, mantenere e tramandare ciò che ci è stato consegnato dalle civiltà e dalle generazioni precedenti, ma si preoccupa anche di prestabilire le condizioni per far sì che di questo patrimonio si possa fruire. Mi riferisco alla digitalizzazione e alle attività di conservazione.

Ma oltre alla protezione e alla conservazione qui ci si occupa anche di creatività, ossia di favorire quelle azioni e quei processi che consentono di sviluppare la produzione artistica, dall’arte figurativa agli spettacoli nei teatri, ma anche in luoghi che vengono riconsegnati all’iniziativa di coloro che vorranno adoperarli. Mi riferisco ai luoghi del demanio che potranno esser messi a disposizione di chi vorrà fare attività culturale in quegli ambienti.

Certo su questo fronte, Ministro, dovremo fare di più. L’abbattimento dei canoni previsto al momento non è soddisfacente e ritengo che potremo correggere in tempi abbastanza rapidi, fatti i conti con il bilancio dello Stato, la percentuale, appunto, di abbattimento dei canoni, in linea con i Comuni che hanno sempre favorito con abbattimenti più consistenti l’uso del proprio patrimonio immobiliare da parte delle istituzioni e delle associazioni culturali.

Dicevo quindi del ruolo della cultura trainante per il rilancio del nostro Paese, ma lo Stato e gli Enti pubblici, gli enti locali non possono farcela da soli. C’è bisogno di favorire l’intervento dei privati e il Decreto Valore Cultura tratta anche di questo. La possibilità di intervenire fino a 10.000 euro senza aggravi burocratici, con la snellezza necessaria per rendere immediatamente produttivo l’intervento del privato. Un rapporto fecondo pubblico-privato, superando tante di quelle idiosincrasie che nel mondo della sinistra -e qui faccio autocritica – spesso hanno prevalso. Meglio nulla che l’intervento del privato. E di fatto meglio nulla, per il privato se mettere a disposizione delle risorse ha sempre significato impazzire nei meandri della burocrazia e vedere gli effetti della propria iniziativa dopo mesi e mesi se non dopo anni. Un paese lento, un paese che non sa più giungere all’essenziale e al risultato. In questo provvedimento questo aspetto è curato e di questo voglio ringraziare particolarmente il Signor Ministro che va in controtendenza finalmente e si allinea all’Europa.
Voglio puntualizzare questo aspetto che reputo di rilievo. Le erogazioni liberali che diventano strumento interessante di supporto alla tutela del patrimonio e all’iniziativa culturale. Si è scelto di innalzare il limite delle donazioni sino a 10 mila euro, puntando sulla massima semplificazione, sull’esclusione di qualsiasi onere a carico del privato, e sulla trasparenza, garantendo l’impiego delle liberalità allo scopo indicato dal privato.

Dicevo prima che questo è un decreto sul lavoro. Tanto lavoro per la ricostruzione dell’area di Pompei, per una nuova ala degli Uffizi a Firenze, lavoro per la digitalizzazione, lavoro nei nuovi luoghi della cultura destinati a coloro che fanno oggi cultura, lavoro in particolare in quel settore con altissimo indotto rappresentato dal cinema. Nonostante le difficoltà, che tutti ben conosciamo, si è scelto di mantenere il tax credit per il cinema e per la musica, si è voluto dare nuove opportunità ai giovani artisti, affidando loro spazi demaniali nelle città o favorendo l’attività di musicisti e compositori, si è puntato sulla semplificazione, come per gli spettacoli o i concerti con massimo di 200 spettatori, per cui non si chiederanno più particolari licenze, ma sarà sufficiente una semplice segnalazione ad uno sportello del proprio Comune.

Si è guardato alle piccole, come alle grandi realtà culturali e artistiche della nostra Italia, come testimoniano gli interventi per Pompei, i proventi di bigliettazione e merchandising di musei e siti culturali che tornano al Ministero per i beni artistici e culturali, restituendo finalmente linfa economica da redistribuire al settore, sino a giungere al fondo speciale di 75 milioni per le Fondazioni lirico-sinfoniche in crisi, abbinato a una nuova attenzione per la fase gestionale-amministrativa e a interventi concreti per il risanamento economico.

Un decreto che prevede investimenti importanti, quindi, ma anche rinnovato rigore e trasparenza. Come testimonia l’iter speciale previsto per le fondazioni lirico sinfoniche in crisi, che avranno l’obbligo di presentare un piano di risanamento, con la riduzione sino al 50% del personale tecnico-amministrativo, per cui si potrà ricorrere anche alla mobilità, e l’interruzione dei contratti integrativi.
Interventi duri, ma necessari per evitare il tracollo di molte realtà prestigiose, penso al Maggio Musicale Fiorentino, ma non solo, e alla necessità di interventi radicali che consentano la sua sopravvivenza, ma anche maggiori controlli sulla gestione e la previsione della sanzione della liquidazione coatta amministrativa, con il recupero dei contributi, per quelle realtà che vengono meno agli impegni presi.
Fra i grandi interventi, non posso non citare da fiorentina, lo stanziamento di fondi (8 milioni) per il completamento del Progetto Nuovi Uffizi, un intervento che l’Italia e la città di Firenze attendevano ormai da troppi anni.

Il Decreto, nel suo complesso, imposta un rilancio importante della cultura nazionale. Un impegno che ci ha visto protagonisti nel corso delle audizioni e del lavoro di Commissione, per cercare di migliorare il documento e per chiedere un ulteriore sforzo al Governo, riportando il livello del FUS a 450 milioni di euro, minimo che si ritiene accettabile, anche se sempre insufficiente purtroppo, rispetto ai 390 milioni assegnati nel 2013.

Questo perché, onorevoli senatrici e onorevoli senatori, signor Ministro, il Partito democratico è convinto che la cultura, la sua valorizzazione, il suo mantenimento e il suo sviluppo siano una ricchezza inestimabile, l’unico bene capace di rendere le persone più libere facendo sì che il paese diventi migliore. Per questi motivi dichiaro il voto favorevole del Partito democratico.