“La ratifica della Convenzione di Istanbul era un passo essenziale per un paese che vuol definirsi civile. Adesso servono risorse per gli interventi di prevenzione, di repressione e per stabilizzare rapporti sempre più stretti con associazioni e Ong che possono dare supporto alle vittime, in sinergia con le Istituzioni. Soprattutto, però, servono progetti sull’educazione di genere che coinvolgano i giovani delle scuole, insegnando loro che amare non può far rima con ammazzare”.
E’ quanto ha dichiarato la senatrice fiorentina Rosa Maria Di Giorgi, dopo la ratifica definitiva della Convenzione di Istanbul, sancita dal voto del Senato.
“Siamo un paese – ricorda Rosa Maria Di Giorgi – dove, solo lo scorso anno, 157 donne sono state uccise e almeno altre 255, salvatesi per puro caso, sono rimaste ferite, sfigurate o storpiate. Tante. Troppe per una società che sembra ancora non essersi definitivamente affrancata dai rigurgiti socio-culturali del “delitto d’onore”.
Il vero dramma, però, risiede nel motivo stesso della violenza, che affonda le sue radici esclusivamente nel cosiddetto “delitto di genere”, commesso contro le donne, in quanto donne di per sé, come se questa fosse una colpa primigenia”.
“E’ bene comprendere – conclude la senatrice – che, quando parliamo di femminicidio e violenza sulle donne, non siamo di fronte a eventi occasionali, ma a un vero e proprio dramma sociale. Un fenomeno che, molto spesso, trasforma la figura femminile in vittima designata di una concezione malata di amore e che non può essere derubricato appellandosi a meri gesti dettati dalla follia o a genesi dettate da contesti culturalmente e socialmente degradati. Per questo il nostro intervento deve muoversi dalle fondamenta della nostra società, con interventi che spostino il fulcro delle politiche di genere nella scuola, perché la rivoluzione capace di cambiare stereotipi e cancellare devastanti incrostazioni mentali può essere solo culturale e deve partire dai giovani”.