Questo il testo del mio intervento, in aula al Senato, per un brutto caso di bullismo che si è verificato a Firenze. Fenomeni preoccupanti che si ripetono sul territorio nazionale e che devono essere affrontati con politiche che aiutano la scuola a mettere in campo interventi più incisivi.
“Nei giorni scorsi, a Firenze, si è verificato un grave episodio di bullismo consumato ai danni di un bambino di dieci anni, durante il momento della ricreazione.
Secondo le prima ricostruzioni giornalistiche, il bambino vittima dei soprusi, alunno di un istituto primario della città, era da tempo oggetto di violenze, psicologiche, fisiche e verbali da parte di un gruppo di una decina di coetanei, compagni di scuola. Un fatto gravissimo, come lo è ogni azione di coercizione, forma di violenza o sopraffazione, e questo è ancor più intollerabile se questa è consumata all’interno della scuola che, insieme alla famiglia, dovrebbe rappresentare lo spazio della convivenza e della crescita civile e sociale.
I dati, purtroppo, non sono confortanti. Secondo quanto illustrato dall’ “European bullying research”, parte del progetto E-ABC (Europe Anti-Bullying-Project), emerge che il 15,09% degli studenti intervistati è stato vittima di bullismo e che la maggior parte dei bulli sono compagni di classe (48,9%) o comunque studenti della stessa scuola (23,4%).
Analogamente, l’indagine sulle condizioni dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia condotta da Telefono Azzurro e Eurispes nel 2011, condotta su un campione di 1.496 studenti di scuole italiane di età compresa tra i 12 e i 18 anni, le forme di prevaricazione più comunemente messe in atto sono la diffusione di informazioni false o cattive sul proprio conto (25,2%), provocazioni e prese in giro ripetute (22,8%) ed essere ripetutamente oggetto di offese immotivate (21,6%).
Il 10,4% dei ragazzi intervistati ha riferito di subire una continua esclusione/isolamento dal gruppo dei pari. Si riscontra una certa prevalenza di vittime di sesso maschile per quanto riguarda gli episodi di danneggiamento (13,7% di maschi contro 8,7% di femmine), minacce (7% contro 4,2%) e percosse (4,1% contro 2,5%). Le forme di bullismo indiretto (verbale e relazionale) appaiono molto più diffuse rispetto alle forme di bullismo fisico;
Si comprende come, a fronte di una situazione che ha ormai assunto le caratteristiche e la diffusione di problema sociale, siano di assoluta importanza interventi immediati e qualificati da parte del corpo docente. Un corpo docente che deve essere messo in grado di sviluppare strumenti e capacità idonei, anche attraverso una formazione adeguata, investendo su figure come quelle degli psicologi scolastici, per sostenere le vittime e per educare e punire i colpevoli.
Le indagini citate mostrano una evidente correlazione tra il bullismo e una situazione di disagio economico e lavorativo familiare, situazioni di emarginazione sociale e etnica, pessime relazioni con i genitori o comportamenti violenti fra le mura domestiche, ribadendo quello che dovrebbe essere il ruolo centrale della famiglia, insieme alla scuola, nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno.
Le conseguenze del bullismo sono troppo spesso sottovalutate, fino a rischiare di giungere a esiti purtroppo irreparabili: il danno per l’autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce la persona a perdere fiducia nelle istituzioni sociali, come la scuola, ma anche come la famiglia, oppure alcune vittime diventano a loro volta aggressori sui più deboli. Nei casi più complessi si corre il rischio di arrivare a forme di autolesionismo, se non al suicidio della vittima.
La scuola pubblica deve educare alla convivenza civile e promuovere comportamenti di solidarietà tra studenti, rimuovendo gli ostacoli all’integrazione e prevenendo fenomeni di emarginazione e violenza.
E’ per questo che consideriamo essenziale potenziare gli investimenti nel settore scolastico, con la formazione dei docenti e anche la qualità delle scuole in primis. Una scuola bella e accogliente, con laboratori, ore di compresenza e attività aggiuntive, aiuta i ragazzi a vivere meglio il rapporto con l’istituzione e lo studio, un’insegnante preparato e motivato è il perno essenziale per aiutare i giovani a formarsi come cittadini consapevoli. E’ solo così che possiamo sperare di combattere adeguatamente un fenomeno come quello del bullismo.
Abbiamo il dovere, come parlamentari, di adottare tutte le misure politiche utili a prevenire e combattere questo fenomeno, stimolando e sostenendo il Governo e i Ministeri competenti (Istruzione e Politiche Giovanili) a mettere in atto o prevedere campagne specifiche e interventi di sensibilizzazione contro il bullismo, congiuntamente a attività specifiche di formazione e sostegno per docenti e famiglie”.