Intervento su La Nazione – Cronaca Firenze
sabato 25 maggio 2013
Rosa Maria Di Giorgi
Senatrice del Partito Democratico
Membro Commissione Pubblica istruzione
“Chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione”, sosteneva Victor Hugo. Dalla metà dell’Ottocento ai giorni nostri le cose sono un po’ cambiate, ma ancora oggi se un bambino non trova posto a scuola e resta in lista di attesa è una sconfitta per tutti noi.
Lo dico con l’esperienza di chi ha amministrato un assessorato impegnativo come è quello all’Educazione in una città come Firenze, abituata a servizi d’eccellenza e a non escludere nessuno quando si parla di istruzione, con la consapevolezza che non in tutto il Paese accade lo stesso. Se concentriamo l’attenzione sulla scuola dell’infanzia, che è bene ricordare non ricade in quella dell’obbligo, vediamo come la qualità dell’offerta sia garantita da un sistema integrato fra statali e paritarie, ormai consolidato. Una situazione analoga a quella di Bologna che, proprio su questo tema, nel fine settimana affronterà un referendum consultivo dall’alto valore simbolico, non circoscrivibile al mero ambito comunale. I proponenti chiedono che le scuole paritarie non abbiano più contributi dal Comune, difendendo una concezione ideologica ormai slegata dalla realtà, per cui pubblico coincide con statale. Una convinzione che pensavo ormai definitivamente superata, anche grazie alla Legge 62 del 2000, voluta da ministro Berlinguer, in cui si specifica con chiarezza che le scuole paritarie, comunali e non, sono considerate pubbliche a tutti gli effetti.
In questa campagna ho visto rifiorire luoghi comuni e dietrologie che pensavo seppelliti dalla polvere del tempo, convinta che l’importante fosse fornire un servizio essenziale per le famiglie e le donne che lavorano
Ognuno di noi, se ha a cuore il futuro dell’Italia, vuol destinare più risorse alla scuola pubblica e rilanciare il diritto allo studio, ma questo non può certo significare l’eliminazione delle scuole paritarie, che sono tenute ad obblighi pari a quelle statali.
Eliminare i contributi significherebbe solo determinare una drastica riduzione dell’offerta complessiva di servizi per l’infanzia e aumentare le liste d’attesa, disconoscendo il diritto alla sussidiarietà e alla libera scelta educativa, sancito in leggi dello Stato.
Concludo ricordando che la scuola dell’infanzia fiorentina, nel suo sistema integrato, accoglie quest’anno 8.873 bambini, 4.725 frequentano le scuole statali e 4.162 le paritarie, di cui 1.550 quelle non comunali. Se l’istruzione è un diritto, quando una scuola chiude tutti perdiamo qualcosa: per questo scelgo di stare dalla parte dei bambini e delle famiglie.