Era il 22 marzo del 1944 quando cinque ragazzi poco più che ventenni, di cui quattro originari di Vicchio, furono fucilati dai fascisti sotto la torre di Maratona dello stadio. Erano ‘colpevoli’ di essere tornati a casa dopo lo sbando generale, seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, e di non voler abbandonare i campi e i genitori per andare a morire a Salò. Fu un macello. Per i soldati del plotone di esecuzione quei contadini erano prima di tutto dei coetanei: piangevano così tanto, mentre sparavano, che non riuscirono ad ammazzarli subito. I due sopravvissuti li finì a colpi di pistola Mario Carità, il comandante delle SS fiorentine.
Questa mattina il Comune di Firenze e il Quartiere 2 hanno ricordato solennemente Ottorino Quiti, Antonio Raddi, Adriano Santoni, Guido Targetti e Leandro Corona, davanti al sacrario di Campo di Marte.
Alla cerimonia erano presenti l’assessore all’educazione Rosa Maria Di Giorgi, il vicepresidente vicario del consiglio comunale Jacopo Cellai, il presidente della commissione cultura del Quartiere 2 Stefano Zecchi, l’assessore provinciale alla pubblica istruzione Giovanni Di Fede, il vicesindaco di Vicchio Massimo Pasi, il consigliere regionale Paolo Bambagioni, Mario Leone, presidente della federazione regionale toscana associazioni antifasciste e della Resistenza, e il presidente dell’Anpi Silvano Sarti, oltre ai Gonfaloni di Firenze, Bagno a Ripoli, Borgo San Lorenzo, Fiesole, Pontassieve, Rufina, Sesto Fiorentino, Scandicci, Vaglia, Campi Bisenzio, della Provincia di Firenze e della Regione Toscana e ai labari delle associazioni antifasciste e della Resistenza.
Con loro c’erano, oltre ai familiari delle vittime, anche gli studenti delle scuole secondarie di primo grado Masaccio e Mazzanti di Firenze e Giotto di Vicchio, del liceo scientifico Gramsci, del liceo classico Dante e degli istituti Ginori Conti, Nicolodi e Saffi.
«Quando parliamo della Resistenza – ha sottolineato l’assessore Di Giorgi – parliamo della basi della nostra democrazia e, quindi, anche della nostra Costituzione. E’ sulla base di quei fatti e di quelle lotte che noi abbiamo potuto costruire il Paese democratico nel quale viviamo oggi. L’Italia che conosciamo nasce anche dal sacrificio di questi cinque giovani che non volevano combattere per una causa sbagliata».
«Firenze si è opposta alla ferocia rappresentata da fascismo e nazismo – ha aggiunto Rosa Maria Di Giorgi – e questa tradizione deve essere tramandata di generazione in generazione. Compito dei giovani è quello di conservare e tramandare a loro volta la memoria di quei fatti e di quelle lotte. E questi cinque giovani saranno morti inutilmente se non lavoreremo per conservare democratico il nostro Paese e per conservare quei principi per i quali tanti italiani hanno donato la loro vita».
L’assessore all’educazione ha poi stigmatizzato l’intervento di uno dei familiari delle vittime: «Come esponente politico – ha spiegato – questa persona ha voluto fare polemica contro il Quartiere 2, per aver concesso una sala per la presentazione di un libro. E’ stata una polemica gratuita in una manifestazione nel quale si puntava, piuttosto, a far sì che i giovani cogliessero i significati profondi di quanto avvenuto il 22 marzo del 1944. In una iniziativa come questa, tale scelta è stata sicuramente di cattivo gusto». (fn)