Giorno della Memoria, 800 studenti al Verdi per lo spettacolo ‘Zicaron’.

L’assessore Di Giorgi: «fondamentale educare i giovani perché ciò che accaduto una volta può ripetersi»
«Siamo qui non solo per raccontarvi cosa è successo nei campi di sterminio nazisti. Vogliamo anche farvi capire che ciò che è accaduto una volta può succedere nuovamente. Lo scorso dicembre, proprio nella nostra città, due ragazzi senegalesi sono stati uccisi in nome del razzismo». Lo ha detto l’assessore Rosa Maria Di Giorgi nel suo intervento, questa mattina al Teatro Verdi, davanti a 800 studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado prima dello spettacolo ‘Zicaron’, prodotto dalla compagnia La Stanza dell’Attore con la regia di Giovanni Micoli.
L’iniziativa rientra nel programma di eventi che il Comune ha organizzato per il ‘Giorno della Memoria’, l’anniversario di quel 27 gennaio del 1945 quando i soldati dal’Armata Rossa liberarono il campo di sterminio di Auschwitz. Un’occasione per ricordare la Shoah e gli orrori nazisti, ma anche per ribadire, ogni anno, la condanna di una follia collettiva che ha segnato il Novecento.
Al Verdi erano presenti anche i componenti della commissione pace, presieduta da Susanna Agostini, Daniela Misul, vicepresidente della Comunità ebraica, i rappresentanti di Aned, Anpi, Comunità rom, Istituto storico per la Resistenza in Toscana e Ireos.
«Sono le ideologie sbagliate che fomentano il razzismo – ha aggiunto l’assessore Di Giorgi – per questo l’educazione riveste un ruolo fondamentale. Dobbiamo lavorare quotidianamente su questo fronte per far capire che il rispetto delle persone e di se stessi è la cosa più importante che ci sia».
Sul palcoscenico del Verdi si sono alternati vari personaggi: un giovane soldato russo che è fra i primi ad entrare il 27 gennaio del 1945 ad Auschwitz, una giovane ragazza ebrea che scoprirà in un modo tragico l’omosessualità dell’amato zio; c’è la storia di Rukelie, campione di pugilato Sinti ucciso in un campo di concentramento, del trombettista ebreo che non riuscendo più ad utilizzare le parole, ‘suonerà’ in faccia ai soldati tedeschi prima di essere ucciso. Per ultimo i pensieri di un giovane ebreo rinchiuso in un freddo treno diretto al nord.
«Razzisti non si nasce ma lo si diventa – ha sottolineato la presidente Agostini – e per questo motivo è importante non perdere mai la cultura del rispetto dell’altro. Una cultura che rimane viva anche grazie ad appuntamenti come questo al Verdi». (fn)