E’ riservato ai detenuti delle carceri italiane ed è giunto alla decima edizione
La mente è ancora rivolta ad un passato che gli ha cambiato la vita per sempre. Molti sono pentiti di aver provocato dolore, altri continuano a essere divorati da vecchie ossessioni. Tutti, però, anche se mafiosi e assassini, banditi e criminali incalliti, conservano nel cuore una ‘grande speranza’, un desiderio profondo: scacciare quei ricordi di sangue e di morte, ritrovare qualcosa che vada oltre i pochi metri quadrati della cella di un carcere dove sono rinchiusi.
Sono tanti, in Italia, i detenuti che scrivono: racconti e poesie, memorie e dolori, libertà perdute e sogni di libertà. Per loro è nato il Premio letterario nazionale «Emanuele Casalini», nato a Porto Azzurro per ricordare il preside e professore che ha fondato l’università delle Tre Età-Unitré all’interno del penitenziario toscano.
La manifestazione (arrivata quest’anno alla decima edizione) è diventata itinerante per le carceri italiane e oggi pomeriggio è approdata alla casa circondariale di Sollicciano dove si è tenuta la cerimonia di premiazione alla quale ha partecipato, insieme a Franco Ionta, capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, e Maria Pia Giuffrida, provveditore toscano dell’amministrazione penitenziaria, anche l’assessore all’educazione Rosa Maria Di Giorgi.
«Un’iniziativa bellissima – ha commentato l’assessore Di Giorgi – che ha l’obiettivo di aiutare queste persone a ritrovare se stesse con la scrittura, vincendo la solitudine e l’ angoscia. Scrivere serve rimettersi in contatto con gli altri, abbattere quei muri dove molti dovranno passare tutto il resto della loro vita».
«Il premio Casalini – ha aggiunto Rosa Maria Di Giorgi – può servire per far ritornare alla vita tanti detenuti, per permettere loro di riconoscere i propri errori, per non farli sprofondare nei ricordi. Rincorrere la fantasia è importante, anche per chi vive in un carcere: Edward Bunker, il romanziere americano amato da Quentin Tarantino, era stato a lungo in prigione». (fn)